Lo studio dei sistemi binari composti da una stella che cede parte della propria massa a un buco nero è un passo cruciale per la comprensione dei fenomeni fisici più estremi dell’Universo. Osservare il movimento delle stelle attorno ai buchi neri è particolarmente difficile, a causa della limitata conoscenza dei processi evolutivi che riguardano questi oggetti celesti.
Ora, un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Astrofisica delle Canarie ha messo a punto una nuova tecnica che misura la luminosità dei sistemi binari, grazie a una combinazione di filtri con riga di emissione H-alfa. Queste misure, forniscono informazioni sull’intensità e sulla larghezza di questa specifica linea, che forma il disco di accrescimento attorno al buco nero. In particolare, la riga di emissione H-alfa, può essere impiegata come indicatore della forza del campo gravitazionale e può essere utilizzata come rilevatore della presenza di un buco nero.
Gli scienziati hanno osservato quattro sistemi con buchi neri utilizzando un set di filtri speciali posizionati su Acam, uno strumento del William Herschel Telescope situato presso l’Osservatorio Roque de los Muchachos di Garafía, La Palma. I risultati ottenuti sono stati poi confrontati con le misurazioni dirette della larghezza della linea di H-alfa ottenuta con lo spettrografo Isis sul Gran Telescopio de Canarias. Le conclusioni dello studio hanno portato i ricercatori a dimostrare che il metodo più efficiente per la misurazione della linea H-alfa è quello che impiega tecniche fotometriche con l’ausilio di filtri speciali. Il team di scienziati ha stimato che analizzare circa il dieci per cento del piano galattico con questo metodo potrebbe triplicare il numero di sistemi con buchi neri attualmente noti. La ricerca, inoltre, potrebbe fornire un censimento dettagliato di altri oggetti, come i sistemi binari a raggi X contenenti stelle di neutroni.