Un team di ricercatori dell’Eth di Zurigo ha sviluppato un nuovo metodo per l’imaging diretto di piccoli esopianeti, situati nella zona abitabile di un sistema stellare vicino. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, apre possibilità inedite nella ricerca della vita extraterrestre. Nel dettaglio, gli astronomi hanno individuato un pianeta delle dimensioni di Nettuno nel sistema stellare di Alpha Centauri, a soli 4,4 anni luce dalla Terra. Questo ‘esomondo’ si trova in una zona che può offrire condizioni favorevoli allo sviluppo di forme di vita. Il team è stato in grado di raccogliere dati con una sensibilità senza precedenti, registrando così anche segnali molto deboli.
In particolare, l’imaging diretto dei pianeti fornisce informazioni sulla composizione delle loro atmosfere e delle loro superfici. Ad oggi, tuttavia, le misurazioni dirette hanno per lo più aiutato gli scienziati a scoprire pianeti più grandi di Giove e orbitanti lontano dalle stelle madri, molto giovani. In altre parole, questi pianeti sono situati al di fuori della zona abitabile dove potrebbe formarsi acqua liquida.
Una delle ragioni per cui la ricerca di pianeti simili alla Terra si è finora dimostrata infruttuosa è dovuta al fatto di essere stata condotta nella gamma del vicino infrarosso, anche se questa tipologia di esopianeti è più luminosa nella gamma del medio infrarosso. Eppure, è proprio in quella gamma che le misurazioni con i normali telescopi sono complesse, poiché la Terra e la sua atmosfera sono al massimo della loro luminosità. Ciò significa che i deboli segnali emessi dagli esopianeti vengono persi in un rumore di fondo particolarmente forte.
Per superare questa difficoltà, gli astronomi hanno utilizzato il Very Large Telescope (presso l’European Southern Observatory in Cile) per osservare le stelle del sistema di Alpha Centauri. In questo modo, in circa 100 giorni di analisi, sono stati in grado di ottenere cinque milioni di immagini, impiegando due sofisticate tecniche di misurazione. La prima, realizzata grazie all’uso di un nuovo specchio deformabile del telescopio secondario, ha permesso di correggere le distorsioni nella luce che attraversa l’atmosfera terrestre, mentre l’altra ha previsto l’impiego di un coronografo per bloccare alternativamente la luce da ciascuna delle stelle, a turno e ad intervalli molto brevi. Ciò ha consentito agli scienziati di ridurre ulteriormente il rumore del segnale, durante l’esame dell’ambiente circostante di entrambe le stelle.
«I nostri risultati indicano che, in linea di principio, questo processo ci consente di scoprire pianeti terrestri più piccoli in grado di ospitare la vita – spiega Anna Boehle, autrice dello studio – e rappresenta un notevole miglioramento rispetto ai metodi di osservazione precedenti. Abbiamo individuato un segnale luminoso che potrebbe provenire da un pianeta delle dimensioni di Nettuno. Ora abbiamo bisogno di continuare con i nostri studi e analizzare in modo più approfondito il segnale. A tal fine, abbiamo in programma di combinare le misurazioni a infrarossi con altri metodi».