Sono 1,3 milioni i quasar della nuova mappa cosmica, disposti nello spazio e nel tempo. Il più lontano brillava quando l’Universo aveva solo 1,5 miliardi di anni.

La mappa è stata realizzata con il contributo del telescopio spaziale Gaia dell’Esa, che sebbene ha l’obiettivo di catalogare le stelle della nostra galassia, nel processo di scansione del cielo ha individuato oltre 6,6 milioni di possibili quasar al di fuori della Via Lattea.

La mappa dei quasar, pubblicata su Astrophysical Journal, è stata realizzata da un gruppo di ricercatori guidati da Kate Storey-Fisher del Centro Internazionale di Fisica Donostia in Spagna, utilizzando anche i dati del Wide-Field Infrared Survey Explorer (Wise) della Nasa e dello Sloan Digital Sky Survey (Sdss).

«Anche se l’obiettivo principale di Gaia è quello di realizzare la mappa tridimensionale più precisa e completa possibile finora realizzata della nostra Galassia, nella terza pubblicazione dei dati di Gaia (Dr3) del 13 giugno 2022, sono inclusi anche oggetti del sistema solare e sorgenti extragalattiche, tra le quali appunto galassie e quasar – ha spiegato Cristina Leto, referente della missione Gaia per l’Asi.

I quasar sono nuclei galattici estremamente luminosi alimentati da buchi neri supermassicci. Mentre l’attrazione gravitazionale del buco nero fa ruotare il gas vicino, il processo genera un disco luminoso, e talvolta getti di luce, che i telescopi possono osservare.

«Poiché i quasar sono così luminosi, gli astronomi li usano per mappare la materia oscura nell’Universo distante, stimando l’età del cosmo – continua Leto – Grazie ai dati astrometrici di grandissima precisione, la missione Gaia continua a offrire, come ci si aspettava, la migliore opportunità di studiare in dettaglio la formazione, la dinamica, la chimica e l’evoluzione della nostra galassia e di utilizzare i dati raccolti confrontandoli con quelli di altri strumenti anche per lo studio del nostro Universo».

Gaia ha da poco compiuto 10 anni. L’Agenzia Spaziale Italiana contribuisce alla missione con uno dei 6 Gaia Data Processing Centres (DPCs) europei che gestisce insieme all’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Asi, inoltre, mette a disposizione della comunità scientifica i dati attraverso lo Space Science Data Center (Ssdc), uno dei quattro Partner Data Center di Gaia.

 

Crediti immagine di copertina: Esa/Gaia/Dpac, L. Reading-Ikkanda/Simons Foundation, K. Storey-Fisher et al. 2024