Il nostro Sistema Solare si muove su delicati equilibri. I pianeti orbitano attorno al Sole attratti dalla sua gravità e, nonostante l’evoluzione della nostra stella preveda che essa diventi sempre più luminosa, per un altro miliardo di anni resteremo nella ‘zona abitabile’ del Sistema Solare.
Ma se nel frattempo ci fosse un imprevisto? Se un’altra stella si avvicinasse così tanto da mutare i legami gravitazionali che mantengono l’equilibrio del Sistema Solare?
Un nuovo studio, guidato da Sean Raymond, astronomo del Centro Nazionale di Ricerca Scientifica (Cnrs) di Parigi, esamina gli effetti del passaggio di una stella a meno di 100 unità astronomiche dal Sole (un’unità corrisponde alla distanza media Terra-Sole). Con il titolo “Future Trajectories of the solar system: Dynamical Simulations of Stellar Encounters Within 100 au”, la ricerca sarà pubblicata sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Queste stelle vaganti sono chiamate stelle canaglia o stelle intergalattiche o stelle iperveloci, poiché espulse dalla propria galassia a seguito dello scontro con un buco nero. Già nel 2012 erano state scoperte 675 stelle canaglia, espulse dopo essersi scontrate con Saggittarius A*, il buco nero supermassiccio della Via Lattea.
Lo spazio all’interno della nostra galassia, tuttavia, è perlopiù vuoto e la possibilità che una stella iperveloce si avvicini al nostro Sistema Solare nel prossimo miliardo di anni, è pari all’1 per cento.
Gli studiosi hanno eseguito 12mila simulazioni in cui una stella canaglia, a diverse velocità e traiettorie, passa a una distanza di 100 ua dal Sole.
La ricerca presenta una vasta gamma di risultati. Sebbene nel 95 per cento dei casi il passaggio dell’ospite intergalattico non provocherebbe la perdita di pianeti, il più a rischio risulta essere Mercurio che, essendo il meno massiccio e il più vicino al Sole, si potrebbe schiantare contro di esso. Terra e Venere hanno buone possibilità di entrare in collisione, mentre i giganti di ghiaccio, Urano e Nettuno, rischierebbero l’espulsione perché i più lontani e quindi meno legati gravitazionalmente al Sole. Altri scenari prevedono solo la sopravvivenza della Terra e di Giove, o solo di Giove che è il pianeta più massiccio. In un risultato apocalittico, verrebbero espulsi tutti i pianeti.
Ma la Terra rimarrebbe abitabile dopo un simile incontro? Se la sua orbita venisse modificata, il pianeta diventerebbe più caldo o più freddo e il delicato equilibrio che permette all’acqua liquida di persistere sulla sua superficie sarebbe interrotto. Anche nel caso della Terra, esiste un’ampia varietà di potenziali destini. La probabilità che possa entrare in collisione con un altro pianeta è dello 0,48 per cento. In un altro caso potrebbe essere esiliata nella Nube di Oort, un’ipotetica regione ben al di fuori del Sistema Solare, in cui la sopravvivenza non è certo garantita. Un altro originale risultato emerso dalle simulazioni è la sua cattura da parte della stella di passaggio: leggermente meno massiccia del Sole, questa si avvicina a una velocità relativamente bassa al nostro Sistema Solare e lo annienta; la Terra abbandona il Sole e fugge con la stella intergalattica, mentre sei pianeti si schiantano contro il Sole e l’unico a sopravvivere è Giove.
Le probabilità di un passaggio stellare a 100 ua dal Sole sono comunque infinitesimamente scarse. Le simulazioni mostrano che se ciò accadesse, il risultato più plausibile è che tutti gli otto pianeti sopravvivano in orbite leggermente diverse da quelle che seguono ora.
Immagine di copertina: l’arco creato dal Bow Shock della stella canaglia Kappa Cassiopeiae in questa immagine del telescopio spaziale Spitzer – Crediti: Nasa