La complessità, i costi e i rischi dei voli spaziali richiedono calcoli matematici che non sono ancora privi di errori. Nell’era dell’Intelligenza Artificiale (IA), gli ingegneri aerospaziali ritengono che una gestione autonoma possa migliorare la sicurezza di una missione.
Su tale argomento un nuovo studio è stato presentato alla Conferenza internazionale dell’aerospazio (Ieee Aerospace Conference), che si sta svolgendo in questi giorni in Montana. Una squadra di ingegneri dell’Università di Stanford utilizza l’IA per accelerare la pianificazione di traiettorie ottimali e sicure tra due o più veicoli spaziali in attracco. Lo chiamano Autonomous Rendezvous Transformer (Art) ed è considerato il primo passo verso un’era di viaggi spaziali a gestione autonoma, più sicuri e affidabili.
«L’ottimizzazione della traiettoria è un argomento molto vecchio. Esiste dagli anni ’60, ma è complicato quando si cerca di far corrispondere i requisiti di prestazione e le rigide garanzie di sicurezza necessarie per i viaggi spaziali autonomi quando si ha un orientamento tradizionale ai parametri computazionali – ha spiegato Marco Pavone co-direttore del nuovo Centro di ricerca per l’autonomia aerospaziale (Caesar – Center for AEroSpace Autonomy Research) di Stanford – Nello spazio, per esempio, devi affrontare vincoli che normalmente non hai sulla Terra, come puntare verso le stelle per mantenere l’orientamento, e questo si traduce in complessità matematica».
Caesar riunisce le competenze di industrie, mondo accademico e governo. Il risultato di questa collaborazione ha prodotto un sistema operativo, Art, per l’ottimizzazione della traiettoria, in grado di integrare metodi basati sull’intelligenza artificiale a quelli tradizionali.
«Penso che la nostra ricerca sia entusiasmante perché include elementi di intelligenza artificiale nei tradizionali canali di norme, navigazione e controllo per rendere questi attracchi più fluidi, veloci, sicuri ed efficienti in termini di consumo» ha detto Tommaso Guffanti, ricercatore e primo autore della ricerca.
Art va ulteriormente sviluppato, collaudato in ambiente sperimentale realistico e poi testato in orbita.
Immagine di copertina: ricercatori del Cesar nel laboratorio di robotica – Crediti: Andrew Brodhead