Grazie alle simulazioni del supercomputer Sibelius, in grado di ripercorre l’evoluzione dell’universo dai suoi albori a oggi, un team di ricercatori ha rivelato dettagli fondamentali sull’evoluzione delle galassie nel piano supergalattico. Questa regione è un’enorme struttura appiattita dell’universo locale ricca di ammassi galattici che si estende per quasi un miliardo di anni luce, in cui è inserita anche la nostra galassia. Sappiamo da decenni che il piano supergalattico è caratterizzato dalla presenza predominante di galassie ellittiche, mentre scarseggiano le galassie a spirale come la Via Lattea. Una peculiarità ritenuta finora un’anomalia del cosmo.

Ora, le simulazioni del supercomputer Sibelius mostrano che queste diverse distribuzioni dipendono dall’ambiente in cui le galassie si evolvono. Essendo il piano supergalattico ricco di densi ammassi, al suo interno le galassie sperimentano frequenti interazioni e fusioni trasformandosi così da galassie a spirale in galassie ellittiche.
Al contrario, le galassie esterne al superpiano galattico possono evolvere in un relativo isolamento, che le aiuta così a preservare la loro struttura caratterizzata da bracci a spirale.
Lo studio, guidato dall’Università di Durham e dall’Università di Helsinki, è stato pubblicato su Nature Astronomy.

Il supercomputer Sibelius è uno dei pochi a fornire simulazioni finali notevolmente coerenti con le osservazioni dell’Universo attraverso i telescopi, compreso il piano supergalattico.
Queste simulazioni hanno permesso al team di ricerca di verificare concretamente così le previsioni del modello cosmologico standard e della teoria su come si formano le galassie. Dal lavoro è emerso che la distribuzione delle galassie ellittiche negli ammassi che caratterizzano il piano supergalattico e quella delle galassie a spirale fuori dal piano non è affatto un’anomalia, bensì coerente con le previsioni teoriche.

«La simulazione mostra che il nostro modello standard dell’Universo, basato sull’idea che la maggior parte della massa sia costituita da materia oscura fredda, può riprodurre le strutture più notevoli dell’Universo, compresa la spettacolare struttura di cui fa parte la Via Lattea», afferma Carlos Frenk, coautore della ricerca.

Immagine in evidenza: il processo di fusione delle due galassie di Arp 107. Crediti: Esa/Hubble & Nasa, J. Dalcanton