CLIMA MARZIANO/Aumenta la tempesta in atto da oltre due settimane sul Pianeta Rosso. Mentre Opportunity è ancora in stand-by, Curiosity riesce ancora a scattare foto e a documentare la situazione
Valeria Guarnieri21 giugno 2018
‘Allerta meteo’ su Marte: la bufera sabbiosa che sta spazzando gran parte del pianeta è cresciuta ed è stata classificata dagli esperti della Nasa come ‘globale’; le sue dimensioni, infatti, hanno raggiunto un’estensione pari ai territori del Nord America e della Russia messi insieme. I vortici di sabbia hanno costretto il rover Opportunity della Nasa, alimentato ad energia solare, ad una vacanza forzata già da diversi giorni, mentre il suo ‘collega’ Curiosity, che può contare su una batteria nucleare e si trova in una zona meno colpita dal fenomeno, prosegue la sua attività quotidiana e, con le foto scattate dalla sua Mast Camera, sta realizzando un reportage di grande interesse per gli studiosi.
Il Gale Crater, dove si trova il rover, è lontano dall’occhio del ciclone, ma è stato comunque interessato da un incremento della quantità di polveri nell’atmosfera, addirittura raddoppiate nel corso dell’ultimo weekend. Al momento, secondo il team della missione, non vi sono grandi rischi per il rover e l’unico impatto degno di nota è quello sulle sue fotocamere che, date le condizioni di minore illuminazione, hanno bisogno di maggiori tempi di esposizione per scattare le immagini. Giovandosi dell’apporto di Curiosity e delle tre sonde Nasa attualmente in orbita intorno a Marte (Mro, Mars Odyssey e Maven), gli studiosi sperano di poter trovare una spiegazione a questo fenomeno così violento. L’ultima tempesta globale marziana, infatti, risale al 2007, ovvero a cinque anni prima dell’arrivo del rover sul suolo del pianeta.
Le bufere sabbiose sono piuttosto comuni su Marte, soprattutto durante la primavera e l’estate nell’emisfero meridionale, quando il pianeta è più vicino al Sole. In genere, il fenomeno rimane circoscritto e solo in alcuni casi esplode a livello planetario; gli studiosi stanno cercando proprio il meccanismo che porta a queste manifestazioni estreme. Anche il raffronto con le tempeste di sabbia che si verificano nelle regioni desertiche della Terra non ha al momento fornito indizi utili, a parte il constatare che sul nostro pianeta tali fenomeni restano circoscritti per l’influenza esercitata dalla forza di gravità, dalla vegetazione e dall’atmosfera.