LP 791-18 d è un pianeta oltre il Sistema Solare, dalle dimensioni simili a quelle della Terra e verosimilmente ricoperto da vulcani.
Ha catturato l’attenzione degli astronomi perché si trova al confine della zona abitabile del suo sistema planetario, ossia dove l’acqua potrebbe mantenersi allo stato liquido, e la probabile attività tettonica moltiplica la possibilità di trovare tracce di vita.
E’ stato scoperto grazie ai dati forniti da diversi osservatori terrestri e da due telescopi spaziali, il Transiting Exoplanet Survey Satellite (Tess) della Nasa, lanciato nel 2018 proprio per la ricerca di esopianeti, e Spitzer (Sst), sempre della Nasa e dismesso nel 2020. Il team guidato da Merrin Peterson dell’Istituto di Ricerca Esopianeti (iREx) dell’Università di Montreal in Canada, ha pubblicato il suo studio ‘A temperate Earth-sized planet with tidal heating transiting an M6 star’, sulla rivista Nature.
LP 791-18 d si trova nella Costellazione del Cratere, visibile dall’emisfero meridionale, a 90 anni luce dalla Terra. Come suggerisce la nomenclatura, è il terzo pianeta a essere stato scoperto orbitare attorno a una piccola nana rossa. LP 791-18 b è il più interno ed è circa il 20 percento più grande della Terra, mentre LP 791-18 c è 2,5 volte le dimensioni del nostro pianeta, ma sette volte più massiccio. Quando c e d sono vicini, la massa del primo attrae gravitazionalmente il pianeta appena scoperto, lo deforma e produce un attrito sufficiente da riscaldare la parte interna e innescare l’attività vulcanica sulla superficie. Fenomeno molto simile a quello che Giove e alcuni satelliti generano su Io, la luna più vulcanica e rovente del Sistema Solare.
Se il pianeta fosse geologicamente attivo, come ipotizza questo nuovo studio, sarebbe in grado di avere un’atmosfera e le temperature del lato notturno potrebbero mantenere acqua sulla sua superficie. «LP 791-18 d è in rotazione sincrona con la sua stella, il che significa che lo stesso lato è costantemente rivolto verso di essa – ha affermato Björn Benneke, coautore e professore di astronomia presso l’iREx che ha pianificato e supervisionato lo studio – Il lato diurno sarebbe probabilmente troppo caldo perché l’acqua liquida possa esistere in superficie. Ma la quantità di attività vulcanica che sospettiamo si verifichi in tutto il pianeta potrebbe sostenere un’atmosfera che consentirebbe all’acqua di condensarsi sul lato notturno».
In astrobiologia, la disciplina che persegue lo studio dell’origine, evoluzione e distribuzione della vita nell’universo, la presenza di vulcani è necessaria per la vita: «Oltre a fornire potenzialmente un’atmosfera – ha detto Jessie Christiansen, coautrice dello studio e ricercatrice presso l’Exoplanet Science Institute della Nasa in California – i processi vulcanici potrebbero sprigionare materiali che altrimenti rimarrebbero intrappolati nella crosta, compresi quelli che riteniamo importanti per la vita, come il carbonio».
Il pianeta c fa già parte della pianificazione di osservazioni che verranno effettuate con il telescopio spaziale James Webb e, secondo il team di ricerca, anche il pianeta d da loro scoperto ha tutte le caratteristiche per essere un candidato eccezionale.
Immagine in evidenza: illustrazione di LP 791-18 d – Crediti: Nasa/Chris Smith