Leggerezza e resistenza: è la combinazione vincente di Phoebus, il nuovo serbatoio in fibra di carbonio pensato dall’Esa per i futuri lanciatori europei.

Progettato con una tecnologia e un design innovativi, Phoebus ha appena passato la cosiddetta fase di test-readiness review, e potrà così cominciare i test veri e propri. Nella prima prova, un modello di serbatoio di ossigeno da 2 metri di diametro sarà testato simulando uno scenario di volo. Un simile test avverrà anche nel 2024, mentre la dimostrazione strutturale su uno stadio superiore completo avverrà nel 2025. Se tutto andrà come previsto, Phoebus potrà poi essere integrato nei futuri razzi europei.

«La fisica, la chimica e le tecniche di costruzione dietro a questo progetto sono incredibili – ha commentaro Kate Underhill, ingegnera dell’Esa a capo del progetto. – Quando abbiamo iniziato Phoebus, i rischi erano alti. Il fatto che il progetto abbia raggiunto questo livello è merito del grandissimo impegno e competenze di tutto il team coinvolto».

Oltre a tecnici e ingegneri dell’Agenzia Spaziale Europea, il team di Phoebus comprende anche esperti di Mt Aerospace e ArianeGroup. La squadra ha messo insieme diverse expertise per identificare la ‘combinazione’ ideale di materiali per il nuovo serbatoio: un particolare tipo di plastica rinforzato dalle fibre di carbonio, in grado di rendere il materiale estremamente leggero ma al tempo stesso molto resistente. Due caratteristiche essenziali per i serbatoi, che devono pesare il meno possibile ma anche essere in grado di raccogliere senza la minima perdita grandi quantità di ossigeno o idrogeno liquidi.

Questi propellenti devono essere mantenuti a temperature estreme, intorno ai -200°C. Inoltre l’ossigeno liquido è estremamente reattivo, e corrode facilmente molti tipi di materiale. Per questo la costruzione di un nuovo serbatoio è un’operazione delicata, che richiede una lunga fase di progettazione e di test.

Con Phoebus, l’Esa punta a inserire una nuova tecnologia nei futuri razzi europei, che presto potrebbero essere mandati nello spazio grazie a innovativi serbatoi in fibra di carbonio.

 

 

Immagine in apertura: il serbatoio Phoebus dell’Esa dopo aver passato la test-readiness review. Crediti: Esa