Si è chiuso oggi con successo il caso degli astronauti ‘bloccati’ per oltre un anno sulla Stazione Spaziale Internazionale a causa di una perdita al serbatoio della Soyuz.

Frank Rubio della Nasa e Sergei Prokopyev e Dmitri Petelin della Roscosmos sono rientrati sani e salvi sul nostro pianeta oggi 27 settembre, quando in Italia erano le 13:17. La capsula Soyuz Ms-23 con a bordo l’equipaggio si era sganciata dalla Iss alle 9:54 italiane, per poi atterrare nella steppa del Kazakhstan dopo un viaggio di circa 3 ore e mezza. Pochi minuti dopo il suo ritorno a Terra, la capsula è stata raggiunta dalla squadra di recupero, che ha aiutato l’astronauta e i cosmonauti a uscire.

Così è terminata la missione dell’Expedition 68 di Rubio, Prokopyev e Petelin, durata ben 371 giorni – un traguardo che segna il record statunitense di missione più lunga in orbita bassa. Per la Russia il primato resta invece quello del cosmonauta Valery Polyakov, che negli anni ’90 ha trascorso 437 giorni sulla stazione spaziale Mir.

Ma la caratteristica principale del record segnato dall’Expedition 68 è legata all’imprevisto della perdita della Soyuz, che ha portato a raddoppiare la permanenza nello spazio dell’equipaggio. Inizialmente programmata per durare 6 mesi, la missione è stata infatti prolungata di ulteriori 6 mesi a causa dell’incidente avvenuto nel dicembre scorso alla Soyuz Ms-22, che avrebbe dovuto riportare a Terra Rubio, Prokopyev e Petelin. La navetta, attraccata alla Iss, ha iniziato a perdere liquido refrigerante dal suo circuito di raffreddamento esterno.

Dopo diverse indagini, l’agenzia spaziale russa ha dichiarato che la perdita era stata causata da un meteorite del diametro di circa un millimetro, che avrebbe impattato sul radiatore della navicella ad altissima velocità. Una spiegazione accettata anche dai funzionari Nasa, che a marzo hanno approvato l’operazione di rientro senza equipaggio della Soyuz Ms-22, considerata insicura per il trasporto di astronauti. È stata invece mandata in orbita bassa la Soyuz Ms-23, partita da Terra senza equipaggio e destinata appunto al recupero dell’Expedition 68.

L’intera operazione ha causato il rinvio della partenza della Soyuz Ms-24 con a bordo i due cosmonauti della Roscosmos Oleg Kononenko e Nikolai Chub e l’astronauta della Nasa Loral O’Hara, giunti sulla Iss soltanto lo scorso 15 settembre, con sei mesi di ritardo.

Mentre è stata prolungata fino a oggi la missione di Rubio, Prokopyev e Petelin. Nel corso dei 371 giorni trascorsi in orbita, l’equipaggio ha svolto moltissimi esperimenti scientifici e visto un notevole alternarsi di astronauti, sperimentando anche momenti di sovraffollamento della casa spaziale.

Appena prima di partire, il russo Sergei Prokopyev, comandante della Iss, ha passato all’astronauta dell’Esa Andreas Mogensen la simbolica chiave della stazione. Mogensen, danese, è diventato così il sesto astronauta europeo ad assumere il comando della Iss, dopo l’italiana Samantha Cristoforetti.

 

Immagine in apertura: La capsula Soyuz MS-23 dispiega i suoi paracaduti per prepararsi all’atterraggio. Crediti: Nasa Tv