Le stelle invecchiano e muoiono generando una supernova; oppure, in regioni molto dense dell’Universo, vicino a un buco nero, sono spinte a scontrarsi generando un Grb lungo. Questo è ciò che è emerso da un nuovo studio apparso sulla rivista Nature Astronomy.

Durante una ricerca sulle origini dei lampi di raggi gamma lunghi (Grb), gli astronomi si sono imbattuti nei residui di una potentissima collisione di resti stellari in una regione caotica e densamente popolata: nei pressi di un buco nero supermassiccio di un’antica galassia.

Questo lampo è stato chiamato 191019 A, sulla base del giorno della prima osservazione. Il 19 ottobre 2019 il Neil Gehrels Swift Observatory della Nasa, il satellite dedicato allo studio dei lampi gamma lanciato nel 2004, ha rilevato un lampo che è durato poco più di un minuto. Considerando che un Grb che dura più di due secondi è già considerato ‘lungo’, l’evento ha subito entusiasmato gli astronomi.

«Questi nuovi risultati mostrano che le stelle possono incontrare la loro fine in alcune delle regioni più dense dell’Universo dove possono essere spinte a scontrarsi – ha detto Andrew Levan, astronomo della Radboud University nei Paesi Bassi e autore principale dello studio – Questo è entusiasmante per capire come muoiono le stelle e quali fonti, fino ad ora sconosciute, potrebbero creare onde gravitazionali da rilevare sulla Terra».

Dopo la scoperta del Neil Gehrels Swift Observatory, i ricercatori hanno subito attivato l’osservatorio Gemini South in Cile, per i rilevamenti a lungo termine del bagliore residuo di 191019 A e comprenderne l’origine. Il Grb proveniva da una regione a meno di 100 anni luce dal nucleo di un’antica galassia, molto vicino al suo buco nero supermassiccio. I ricercatori però non hanno trovato prove di una supernova corrispondente, facilmente rintracciabile con la luce studiata da Gemini South. «Questo significa che l’esplosione è stata causata non da una stella massiccia che collassa, ma dalla fusione di due oggetti compatti – ha detto Levan – inoltre, individuando la sua posizione al centro di un’antica galassia precedentemente identificata, abbiamo avuto la prima straordinaria prova di una nuova via attraverso la quale le stelle incontrano la loro fine».

Gli astronomi lo avevano ipotizzato, ma mai osservato fino ad ora. Nei nuclei delle galassie antiche, potrebbero esserci oltre un milione di stelle ammassate in una regione di pochi anni luce. Una tale densità è così estrema da far prevedere occasionali collisioni stellari, specialmente sotto la titanica influenza gravitazionale di un buco nero supermassiccio, che ne perturba il moto. Non sappiamo quanto frequentemente ciò possa accadere: i centri galattici sono pieni di polvere e gas che potrebbero oscurare alla nostra vista sia il lampo iniziale del Grb sia il bagliore successivo. Tuttavia, questa scoperta aggiunge un prezioso tassello nella comprensione dell’evoluzione stellare.

 

Immagine in evidenza: imitazione artistica di un Grb – Crediti: International Gemini Observatory, NoirLab, Nsf, Aura, M. Garlick, M. Zamani