Grazie al tweet recentemente pubblicato sull’account Nasa’s Perseverance Mars Rover (@NASAPersevere) e, soprattutto, stando al comunicato rilasciato dalla Nasa sul blog dedicato alla missione Mars 2020, abbiamo finalmente appreso quanto accaduto al rover marziano lo scorso 29 dicembre.
Parrebbe che si sia verificata un’anomalia al braccio del rover, durante le operazioni di estrazione di un campione di roccia denominato ‘Issole‘; più precisamente, al momento dell’immagazzinamento della provetta, contenente il materiale roccioso, all’interno del sistema di stoccaggio bit carousel.
C’è voluta circa una settimana per avere i primi dati diagnostici del “guasto”, ed è solo grazie all’ispezione delle immagini acquisite dalla Cam Watson (equipaggiata su Peseverance) che si è potuta appurare con certezza la natura dell’anomalia.
Come mostra l’immagine allegata, la Cam Watson ha rilevato la presenza di detriti di notevoli dimensioni, che hanno di fatto provocato una resistenza maggiore di quella che i dispositivi meccanici del rover incontrano e sopportano normalmente; infatti, il rover subisce ordinariamente l’influenza di detriti di piccole dimensioni, che possono facilmente accumularsi nel corso delle attività di estrazione di rocce o di circolazione sulla superfice di Marte; ma si tratta tutt’al più di intrusioni che non interferiscono con il normale funzionamento di Perseverance.
Tuttavia, la presenza di detriti più grandi (derivati probabilmente dallo stesso campione di roccia estratto) ha generato il blocco di Perseverance.
Fortunatamente non si tratta di un imprevisto insormontabile e, difatti, sono già in corso le operazioni necessarie di pulizia e ripristino. Tuttavia, non sono ancora stimabili i tempi perché il rover possa essere riportato ad uno status quo ante; ciò perché, come comunicato dalla Nasa, questa sarebbe la prima volta che si procede alla rimozione (manuale e da remoto) di detriti su una sonda e, pertanto, si dovrà procedere con cautela, affinché questi «fuoriescano in maniera controllata e ordinata».
Crediti immagine: Nasa/Jpl-Caltech/Msss.