Gioiello d’ingegneria in veste di testimone oculare dell’attività solare. Stiamo parlando della sonda Nasa Parker Solar Probe, che un anno fa passava indenne all’interno di una potentissima Coronal mass ejection (Cme), ovvero un’espulsione di massa coronale del nostro Sole. Una nuova analisi dei dati raccolti da Parker è stata ora pubblicata su The Astrophysical Journal.

La prestigiosa opera d’ingegneria umana con a bordo la telecamera Wide Field Imagery for Solar Probe (Wispr) ha ripreso l’interazione della Cme con la polvere interplanetaria, fenomeno che ha un notevole impatto sullo space weather. Le espulsioni di massa coronale sono immense eruzioni dall’atmosfera esterna del Sole, che contribuiscono a provocare il maltempo spaziale, con notevoli risvolti sulla nostra vita sulla Terra. Questo fenomeno può infatti mettere in pericolo i satelliti, interrompere le comunicazioni e le tecnologie di navigazione e persino mettere fuori uso le reti elettriche terrestri.

Due decenni fa, uno studio aveva ipotizzato che le espulsioni di massa coronale potessero interagire con la polvere interplanetaria in orbita intorno alla nostra stella, e persino trasportarla verso l’esterno. Questa teoria sembra adesso confermata dai nuovi dati di Parker, che hanno osservato per la prima volta proprio l’interazione tra la Cme e la polvere interplanetaria.

Nell’attraversare il violento fenomeno solare, Parker Solar Probe ha potuto osservare che «La Cme ha funzionato come un aspirapolvere, eliminando la polvere dal suo percorso», secondo le parole di Guillermo Stenborg, astrofisico presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (Apl) di Laurel, nel Maryland, e primo autore dell’articolo.

La polvere interplanetaria è costituita da minuscole particelle provenienti da asteroidi, comete e persino pianeti, ed è presente in tutto il sistema solare. Un tipo di debole bagliore chiamato luce zodiacale, a volte visibile prima dell’alba o dopo il tramonto, è una manifestazione della nube di polvere interplanetaria.

Gli scienziati hanno osservato l’interazione tra la Cme e la polvere come diminuzione della luminosità nelle immagini della fotocamera Wispr di Parker. Questo perché la polvere interplanetaria riflette la luce, amplificando la luminosità dove è presente la polvere.

Grazie a questi dati, la Parker Solar Probe ha confermato per la prima volta con dati osservativi   l’interazione tra la polvere interplanetaria e un’espulsione di massa coronale del Sole, come ipotizzato nello studio del 2003.

Parker è un veicolo spaziale che utilizza una tecnologia rivoluzionaria, e ha l’autonomia per sopportare calore e radiazioni come nessun’altra missione. Tra i record del gioiello Nasa, quello di aver viaggiato intorno alla nostra stella a una velocità di 586.865 km/h, con avvicinamento alla superficie solare di 8.541.744 chilometri il 21 novembre 2021.

Recentemente il team di Parker ha anche interagito con il  team di missione della sonda Esa/Nasa Solar Orbiter, che vede il coinvolgimento dell’Agenzia Spaziale Italiana. Grazie a un’accurata sequenza di manovre in volo hanno osservato misure simultanee della struttura a grande scala della corona solare e delle sue proprietà cinetiche e microfisiche.

 

In apertura: Elaborazione artistica di Parker Solar Probe. Crediti: Goddard Space Flight Center, Nasa