Si chiama Dagger, acronimo di Deep Learning Geomagnetic Perturbation, e potrebbe aiutarci a predire le tempeste solari: questo è l’algoritmo recentemente sviluppato dal Frontier Development Lab, una collaborazione che include Nasa, lo United States Geological Survey e lo United States Department of Energy. Ne parla una ricerca pubblicata sulla rivista Space Weather.
Le tempeste solari, o tempeste geomagnetiche, sono il risultato dell’interazione tra il Sole e l’ambiente magnetico che circonda la Terra, la cosiddetta magnetosfera. La nostra stella, infatti, produce un flusso costante di particelle – il vento solare – che perturba il campo magnetico terrestre, assieme a un’ampia gamma di altri eventi in cui una grande quantità di energia viene rilasciata dal Sole in breve tempo. Il potenziale impatto di una tempesta geomagnetica è devastante, soprattutto in una società dipendente dalla tecnologia come la nostra: potrebbe far smettere di funzionare le reti elettriche, le comunicazioni radio e quelle via satellite per giorni interi.
Quello che fa Dagger è prevedere l’arrivo delle tempeste solari con un anticipo di circa mezz’ora, un tempo sufficiente per adottare misure precauzionali e prevenire le loro conseguenze più gravi. Le previsioni vengono generate in meno di un secondo e si aggiornano ogni minuto. In questo modo, sostiene il leader della ricerca Vishal Upendran, dell’Inter-University Center for Astronomy and Astrophysics in India, «è possibile fare previsioni globali rapide e accurate e compiere decisioni informate in caso di tempeste solari, minimizzando così – o addirittura prevenendo – i danni alla società moderna».
Ma come fa Dagger a sapere quando incombono le tempeste geomagnetiche? L’algoritmo combina i dati dei satelliti Nasa con un’intelligenza artificiale, che è stata allenata a identificare le relazioni tra le misurazioni del vento solare e le perturbazioni del campo magnetico terrestre osservate da stazioni sul pianeta. E il codice di Dagger è completamente open source: una risorsa irrinunciabile in vista del 2025, quando si prevede che l’attività solare raggiungerà il suo massimo. Non manca che rendere l’algoritmo operativo: un giorno, magari, verremo avvertiti dell’imminente arrivo di una tempesta geomagnetica proprio come prima di una bufera.
Immagine in evidenza: Un brillamento solare immortalato il 2 ottobre 2014. I brillamenti sono tra gli eventi che possono innescare una tempesta geomagnetica. Crediti: Nasa/Sdo