Riserve d’acqua nei bacini imbriferi dei fiumi sorvegliate speciali: un tema di stringente attualità cui la tecnologia spaziale può dare un valore aggiunto. Le metodologie di calcolo delle quantità di acqua in tali riserve e le discrepanze riscontrate tra i risultati forniti dai modelli informatici e dai dati satellitari sono al centro di uno studio che ha coinvolto svariate istituzioni – tra cui la Nasa – ed è stato coordinato dall’Università del Texas. La ricerca è stata illustrata nell’articolo “Global models underestimate large decadal declining and rising water storage trends relative to GRACE satellite data”, pubblicato ieri su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Gli studiosi hanno basato la loro ricerca sui dati dei due satelliti Grace (Gravity Recovery And Climate Experiment), missione Nasa-Dlr di osservazione della Terra lanciata il 17 marzo 2002 e completata il 27 ottobre 2017; Grace ha svolto la sua attività di monitoraggio misurando i mutamenti nella forza della gravità della Terra. Questo valore può cambiare anche in ragione dell’andamento delle riserve d’acqua, un dato che ha fatto la differenza nello svolgimento di questa ricerca: il gruppo di lavoro, infatti, ha utilizzato le rilevazioni effettuate dalla coppia di satelliti tra il 2002 e il 2014 per determinare le variazioni nei bacini di 186 fiumi, mettendole poi a confronto con i risultati dei modelli informatici più utilizzati in questo campo. Secondo i ricercatori, tra i due sistemi e i relativi dati esistono delle differenze tali che i modelli possono sottostimare i cambiamenti nei bacini idrografici di dimensioni più ampie.
Un esempio è offerto dal Rio delle Amazzoni: i dati di Grace evidenziano un incremento del bacino da 41 a 43 chilometri cubici, mentre le simulazioniprospettano un quadro molto negativo (perdite anche di 70 chilometri cubici). Più in generale, i modelli informatici hanno calcolato un declino globale delle riserve nei bacini fluviali, mentre i dati satellitari mostrano una certa ripresa, in alcune zone condizionata dalle attività dell’uomo. Lo studio ha messo quindi in evidenza le aree della Terra per le quali è necessario migliorare gli strumenti di simulazione, ad esempio integrandoli con altri parametri oltre ai dati storici e alla fase del ciclo dell’acqua. L’utilizzo dei dati satellitari, come quelli della missione Grace, non solo permette di tenere costantemente sotto controllo l’andamento globale dei bacini idrografici, ma può avere utili ricadute anche a livello locale per salvaguardare e ottimizzare le riserve d’acqua.