È la mappa più completa mai realizzata del vulcanismo di Venere: un catalogo globale che conta 85.000 vulcani, il 99% dei quali ha un diametro inferiore a 5 km.
Realizzata dai planetologi Rebecca Hahn e Paul Byrne della Washington University di Saint Louis, la mappa rivela per il pianeta ‘gemello’ della Terra un numero di vulcani molto più elevato di quello precedentemente rilevato.
Il nuovo set di dati è per tutti accessibile online, messo a disposizione della comunità scientifica.
Il lavoro di Hahn e Byrne si è basato sulle osservazioni della sonda Magellan, missione Nasa che ha visitato e studiato Venere nei primi anni ’90. Da questi stessi dati, un’altra ricerca, pubblicata solo pochi giorni fa, ha mostrato le prove di una recente attività vulcanica su Venere: una scoperta che mostra quanto sia fondamentale conoscere con precisione dove si concentrano i vulcani sul pianeta, il loro numero e le loro dimensioni.
Accettato per la pubblicazione su Journal of Geophysical Research: Planets, il nuovo e dettagliato studio di Hahn e Byrne include, inoltre, il confronto tra la distribuzione spaziale dei vulcani venusiani e le proprietà geofisiche del pianeta, come lo spessore della crosta.
Sebbene siano stati rilevati su quasi tutta la superficie di Venere vulcani dalle diverse dimensioni, ossia con diametri che variano da meno di 5 km fino a oltre 100 km, uno dei riscontri più rilevanti del nuovo catalogo è la relativa assenza di vulcani con diametro compreso tra 20 e 100 km. Secondo i ricercatori, questa mancanza potrebbe essere legata alla disponibilità di magma e al tasso di eruzione.
Rispetto alle precedenti mappature, il lavoro colma una lacuna soprattutto per quanto riguarda i vulcani più piccoli, quelli con diametro inferiore ai 5 km. I ricercatori, tuttavia, ritengono che altre centinaia di migliaia di strutture geologiche con proprietà vulcaniche siano scappate alla loro rilevazione, in quanto troppo piccole per essere individuate. Per costruire la mappa i ricercatori si sono affidati al software ArcGIS.
«Un vulcano dal diametro di un chilometro avrebbe nei dati Magellan una dimensione di 7 pixel, che è davvero difficile da vedere – afferma Rebecca Hahn – Ma con una risoluzione migliore, potremmo essere in grado di rilevare queste strutture».
Realizzare nuove e dettagliate osservazioni di Venere sarà compito della futura missione Veritas di Nasa, a cui partecipa l’Agenzia Spaziale Italiana. In partenza entro il 2030, la missione dovrà svelare il funzionamento interno del pianeta, studiandolo dalla superficie al nucleo. Grazie a una collaborazione di partnership tra Asi e il Jet Propulsion Laboratory di Nasa, all’Italia spetta la responsabilità per lo sviluppo e la realizzazione di tre strumenti di bordo per Veritas.
Intanto, con i suoi 85.000 vulcani, il catalogo ora fornito da Hahn e Byrne rappresenta, probabilmente, la mappatura più completa del vulcanismo di qualunque pianeta. La Terra, di cui conosciamo con precisione l’attività vulcanica sulla terraferma, potrebbe nascondere, infatti, molte strutture eruttive a noi sconosciute nelle profondità degli oceani. Ostacolo che i radar di Magellan non avrebbero, invece, trovato per l’intera superficie di Venere sulla quale, secondo gli studi più recenti, non si sarebbero mai formati oceani di acqua liquida.
Immagine in evidenza: ricostruzione in 3D e in falsi colori, sulla base dei dati Magellan di Nasa, di una parte della Eistla Regio, altopiano sulla superficie di Venere. Crediti: Nasa/Jpl