Quali sorprese riserveranno i frammenti che Chang’e-6 ha raccolto sul versante nascosto della Luna? La missione cinese, infatti, è sulla via del ritorno e l’arrivo del prezioso carico sulla Terra è previsto per il 25 giugno nelle praterie dell’area di Siziwang Banner, nella regione della Mongolia Interna (Cina Settentrionale). Un gruppo di scienziati dell’Istituto di Geologia e Geofisica dell’Accademia Cinese delle Scienze ha provato a tracciare un identikit dei campioni e ha illustrato le sue ipotesi in uno studio appena pubblicato su The Innovation.
Chang’e-6, missione dell’agenzia spaziale cinese Cnsa (Chinese National Space Administration) dedicata all’esplorazione lunare, è stata lanciata lo scorso 3 maggio dalla base di Wenchang a bordo di un vettore Lunga Marcia 5. Il suo obiettivo è stato appunto la raccolta – per la prima volta – di campioni dal versante nascosto della Luna: da questo materiale la comunità scientifica intende ricavare nuove informazioni sul passato del corpo celeste, ma anche sul sistema Terra-Luna e sulla storia e sull’evoluzione dell’intero Sistema Solare.
Il lander di Chang’e-6, dopo la separazione dal suo veicolo spaziale, ha raggiunto la zona scelta per il prelievo dei campioni (circa 2 chilogrammi): il cratere Apollo, ampio oltre 2mila chilometri, che si trova presso il polo sud lunare nell’area denominata Polo Sud-Aitken. Basandosi sulle caratteristiche geologiche di questa regione, il team della ricerca ha ipotizzato che i campioni possano essere costituiti da rocce vulcaniche mischiate con piccole quantità di detriti prodotti da impatti di meteoriti. Ci sono profonde differenze tra il lato visibile della Luna e quello nascosto – spiegano gli studiosi – in termini di spessore della crosta, composizione e attività vulcanica; dai campioni la comunità scientifica spera di ricavare la soluzione a uno dei maggiori quesiti sul nostro satellite naturale, ovvero quale attività geologica sia all’origine delle differenze riscontrate nei due versanti.
Il gruppo di lavoro auspica che il ‘bottino’ di Chang’e-6 possa contenere alcuni frammenti fusi, prodotti durante l’impatto di piccoli corpi celesti con la superficie lunare: materiale di questo genere può fornire indizi importanti sul ruolo svolto da questi eventi traumatici nel processo di evoluzione della Luna e aiutare gli studiosi a definire meglio anche alcuni vincoli temporali. I campioni, infine, potrebbero offrire anche informazioni importanti sull’andamento degli impatti in un remoto passato del Sistema Solare interno.
In alto: il sito di allunaggio di Chang’e-6 (Crediti: Yue et al./The Innovation)