Ogni brillamento solare, ossia le violente eruzioni di luce e particelle rilasciate dal Sole, è preceduto da piccoli lampi nella corona solare.
È quanto scoperto da una recente ricerca del NorthWest Research Associates (Nwra) che ha individuato negli strati superiori dell’atmosfera solare i segni premonitori di queste energiche esplosioni da cui dipende lo Space Weather.
Pubblicato su The Astrophysical Journal, lo studio potrebbe aiutare a migliorare le previsioni delle perturbazioni ambientali nello spazio causate dall’attività del Sole.
Lo Space Weather, o tempo meteorologico spaziale, è un fenomeno che investe tutti i pianeti del Sistema Solare compresa la Terra. Qui può produrre spettacoli affascinanti come le aurore boreali, ma anche mettere a rischio astronauti e satelliti in orbita terrestre. Conoscere in anticipo come muta lo Space Weather permetterebbe di mettere in sicurezza uomini e tecnologia nello spazio; ma per prevedere queste perturbazioni è necessario intuire prima dove e quando si potrebbero manifestare i suoi motori: le eruzioni solari.
Utilizzando i dati del Solar Dynamics Observatory (Sdo) di Nasa, i ricercatori Nwra hanno ora osservato che, sopra le regioni del Sole in procinto di eruttare, la corona solare produce lampi su piccola scala: spie premonitrici come le piccole scintille che anticipano i grandi fuochi d’artificio.
«I nostri risultati potrebbero fornirci un nuovo indicatore per distinguere le regioni attive che potrebbero esplodere a breve e quelle che rimarranno tranquille in un prossimo periodo di tempo», afferma K.D. Leka, autrice principale dello studio.
La propensione a mostrare bagliori anticipatori su piccola scala e di breve durata è stata osservata nelle regioni protagoniste di prossimi brillamenti grazie a una fondamentale nuova risorsa: un data base di immagini delle regioni attive del Sole basato su 8 anni di osservazioni in luce ultravioletta ed estremo-ultravioletta realizzate da Sdo.
In precedenza il team era andato alla ricerca di segni premonitori dei brillamenti solari negli strati più bassi dell’atmosfera del Sole, scoperti invece dal nuovo studio nella corona solare, la regione atmosferica più esterna.
«In futuro, la combinazione di tutte queste informazioni dalla superficie fino alla corona dovrebbe consentire ai meteorologi di fare previsioni migliori su quando e dove si verificheranno le eruzioni solari», afferma la coautrice Karin Dissauer.
Immagine sopra: due immagini di una regione attiva solare (Noaa Ar 2109) riprese da Sdo mostrano la luce ultravioletta estrema prodotta dal gas coronale caldo milioni di gradi (immagini in alto) il giorno prima del brillamento della regione (a sinistra) e il giorno prima del periodo di quiete (a destra). Le variazioni di luminosità (immagini in basso) in questi due momenti mostrano schemi diversi, con macchie di intensa variazione (aree in bianco e nero) prima del brillamento (in basso a sinistra) e per lo più grigie (che indicano una bassa variabilità) prima del periodo di quiete (in basso a destra). Crediti: Nasa/Sdo/Aia/Dissauer et al. 2022
Immagine in evidenza: brillamento solare catturato il 2 ottobre 2014 da Sdo. L’eruzione solare è il lampo di luce brillante sull’arto destro del sole. Appena sotto si vede un’esplosione di materiale solare che erutta nello spazio.