Hanno unito le loro forze per scoprire i segreti di un violento scontro fra galassie, le cui conseguenze si stanno facendo sentire sui gas presenti nel mezzo intergalattico. I due esploratori in questione sono i telescopi Alma e Webb, che così hanno ulteriormente confermato la particolare sensibilità dei loro strumenti.

Il risultato delle osservazioni è stato appena presentato al 241° convegno dell’American Astronomical Society, in corso a Seattle (presentazione: Zooming In on the Shocked and Turbulent Intergalactic Medium in Stephan’s Quintet with Jwst and Alma); la ricerca è stata coordinata dal Caltech – Infrared Processing and Analysis Center.

Analizzando i dati dei due telescopi, gli scienziati si sono resi conto di una collisione all’interno del gruppo di galassie definito ‘Quintetto di Stephan’: l’evento traumatico ha prodotto delle onde d’urto che possono fornire utili informazioni per comprendere come questo tipo di turbolenza possa influenzare i gas nel mezzo intergalattico, ovvero il materiale diffuso che occupa lo spazio tra le galassie.

Il Quintetto, che deve il nome al suo scopritore (l’astronomo francese Édouard Stephan), si trova a circa 270 milioni di anni luce dalla Terra nella costellazione di Pegaso ed è costituito dalle galassie Ngc 7317, Ngc 7318a, Ngc 7318b, Ngc 7319 e Ngc 7320. Il gruppo è tenuto in grande considerazione dagli studiosi perché costituisce un ‘laboratorio’ incontaminato per analizzare le collisioni galattiche e il loro impatto sull’ambiente circostante. In genere, infatti, scontri e fusioni producono intensi fenomeni di formazione stellare; non è però il caso del Quintetto di Stephan, dato che questi processi violenti si verificano nel mezzo intergalattico, lontano dalle galassie e in luoghi dove la nascita di nuovi astri è estremamente ridotta (se non inesistente).

Nello specifico, è uno dei componenti del Quintetto – Ngc 7318b – che si sta inserendo con violenza nel resto del gruppo, muovendosi a una velocità di circa 800 chilometri al secondo. Alma e Webb, come conseguenza di questa collisione, hanno rilevato un ‘botto’ supersonico le cui dimensioni sono di gran lunga superiori rispetto a quelle della Via Lattea; questo fenomeno ha dato il via a una sorta di processo di riciclo dell’idrogeno molecolare caldo e freddo. Gli astronomi, inoltre, hanno riscontrato diverse manifestazioni turbolente associate a questo scontro: la rottura di una nube gigante di gas caldo da cui si è originata una specie di foschia, una possibile collisione tra due nubi che hanno formato uno ‘spruzzo’ di gas caldo intorno a esse e la creazione di una nuova galassia, che dovrebbe essere una nana piccola.

Il Quintetto di Stephan era stato già osservato nel 2010 con il telescopio Spitzer (a riposo dal gennaio 2020), ma solo con lo sguardo acuto di Alma e Webb gli studiosi sono riusciti ad avere un’idea dei ‘fermenti’ in atto nel gruppo. «L’onda d’urto nel mezzo intergalattico del Quintetto ha prodotto tanto gas molecolare freddo quanto ne abbiamo nella Via Lattea – ha commentato Pierre Guillard, ricercatore dell’Istituto di Astrofisica di Parigi e co-investigator dell’indagine – eppure forma stelle a un ritmo molto più lento del previsto. Capire perché questo materiale sia ‘sterile’ è una vera sfida per gli scienziati. È necessario un ulteriore lavoro per comprendere il ruolo degli elevati livelli di turbolenza e le dinamiche del mescolamento tra il gas freddo e quello caldo».

In alto: un’immagine del Quintetto di Stephan. Nei riquadri sono state evidenziate le aree in cui sono stati osservati i fenomeni descritti nello studio – Crediti: Alma (Eso/Naoj/Nrao)/Jwst/ P. Appleton (Caltech), B.Saxton (Nrao/Aui/Nsf).