Una forma di vita microbiologica potrebbe aver popolato il sottosuolo di Marte circa 4 miliardi di anni fa, tuttavia la produzione di metano e idrogeno da parte dei microbi avrebbe innescato alterazioni climatiche fatali per la loro sopravvivenza. È quanto suggerisce una recente ricerca pubblicata su Nature Astronomy che, utilizzando modelli climatici e del terreno, ha valutato la potenziale abitabilità dell’antica crosta marziana.
Si ritiene che in passato Marte fosse ricco d’acqua e molto più ospitale di oggi, caratterizzato da un’atmosfera inizialmente più calda e più densa di quella attuale come ha recentemente sostenuto una ricerca del Seti Institute. Ora, un nuovo studio, realizzato da alcuni ricercatori francesi guidati dall’Istituto di Biologia della Scuola Normale Superiore di Parigi (Ibens), avvalora ancor di più la tesi dell’abitabilità di Marte nel periodo Noachiano, prima fase dell’evoluzione geologica del pianeta rosso.
Partendo dall’ipotesi che, a quel tempo, organismi microbici in grado di produrre metano e idrogeno potessero essere ospitati sotto la regolite, ossia i sedimenti sabbiosi in superficie, i ricercatori hanno valutato l’impatto che gli elementi di scarto dei processi biologici dei microbi avrebbero avuto sulla sottile atmosfera marziana, dominata dall’anidride carbonica.
La conclusione è che il cambiamento nella composizione atmosferica innescato dal metano e dall’idrogeno rilasciato dai microbi avrebbe portato al raffreddamento globale di Marte, decretando la fine delle condizioni calde iniziali e compromettendo l’abitabilità superficiale del pianeta. Una sorte ben differente rispetto ai microbi sulla Terra, che al contrario, potrebbero aver contribuito a mantenere condizioni temperate grazie a un’atmosfera dominata dall’azoto.
Inizialmente ospitati appena sotto la regolite, al riparo dalle radiazioni ultraviolette e cosmiche, l’abbassamento delle temperature avrebbe spinto gli eventuali organismi sempre più in profondità nel vano tentativo di sopravvivere.
Le potenziali tracce di una vita antica e motore della propria estinzione, dovrebbero essere cercate, secondo i ricercatori, nell’inesplorata Hellas Planitia, o nel cratere Jezero dove il rover Perseverance della Nasa sta attualmente raccogliendo rocce, da riportare sulla Terra tra un decennio, alla ricerca delle firme molecolari della vita che ha popolato in passato il pianeta rosso.
Immagine in evidenza: il cratere Jezero fotografato dal Mars Reconnaissance Orbiter di Nasa.Qui potrebbe esserci le tracce di eventuali organismi microscopici che hanno popolato il sottosuolo dell’antico Marte. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Usgs