Analizzando la nube protostellare L483, un team di astrofisici guidati dalla Northwestern University ha individuato nuove prove su come le stelle vagabonde, ossia in migrazione, possano avere un ruolo nella formazione dei sistemi binari.
I risultati della ricerca, ancora in fase di pubblicazione, vengono presentati oggi durante il 240° meeting dell’American Astronomical Society (Aas) in California.

Su come nascono i sistemi stellari binari vi è ancora molto da scoprire. Le ipotesi più condivise ritengono che accada quando le nubi di formazione stellare sono abbastanza grandi da produrre due stelle, oppure quando il disco che ruota intorno a una giovane stella collassa parzialmente per creare una seconda stella.

Ora, la nuova ricerca individua un nuovo motore potenziale di questo processo: le stelle vagabonde. Una scoperta ottenuta rilevando importanti distorsioni nel campo magnetico della nube protostellare L483.

Tutte le stelle nascono da dense nubi di gas e polvere. Quando queste culle stellari collassano per formare nuovi astri, dalla nube vengono emessi getti di materiale stellare a velocità ipersonica. Secondo la teoria condivisa, il campo magnetico che circonda queste nubi in fase di formazione stellare è tipicamente parallelo a questi potenti flussi.

Questa stessa condizione è stata riscontrata dai ricercatori esaminando L483, ma solo a un primo sguardo e osservando la nube su larga scala; sfruttando indagini più dettagliate dello Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (Sofia) della Nasa, il campo magnetico di L483 si è, infatti, manifestato tutt’altro che parallelo ai flussi delle stelle neonate.
Esso si è rivelato, piuttosto, attorcigliato rispetto ai flussi di uscita con un angolo di 45 gradi.
La risposta a questo enigma è stato risolto dai ricercatori con indagini sempre più dettagliate.

Utilizzando lo sguardo di Sofia, il team di astrofisici ha, dapprima, individuato una piccola culla stellare in L483: un involucro di materiale all’interno del quale una stella neonata si sta formando. Poi, grazie allo sguardo ancora più approfondito dei radiotelescopi dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma) in Cile, questa piccola culla si è rivelata essere in realtà un vivaio: i ricercatori hanno, infatti, individuato una seconda stella, che condivide lo stesso involucro stellare, tuttavia, rimasta inizialmente nascosta.
La causa della distorsione del campo magnetico rispetto alle attese riscontrata in L483 potrebbe essere dovuta proprio a questa stella vagabonda.

«È il fratello della stella, in pratica – afferma Erin Cox della Northwestern University, che ha guidato la ricerca –Pensiamo che queste stelle si siano formate lontane tra loro e che una si sia avvicinata all’altra per formare una binaria. Quando la stella si è avvicinata alla sorella, ha spostato la dinamica della nube per stravolgere il suo campo magnetico».

Anche se rimane uno scenario da confermare, secondo i ricercatori, lo stravolgimento del campo magnetico osservato potrebbe essere dovuto alla migrazione nella sua posizione attuale della stella compagna, causando le distorsioni e la morfologia contorta del campo magnetico osservato in L483.
Nel sistema binario, le due giovani stelle osservate sono ora distanti tra loro circa quanto il nostro Sole e Plutone.

Immagine in evidenza: L483 osservato nell’infrarosso dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/J.Tobin (University of Michigan)