Lo storico radiotelescopio di Arecibo, inaugurato nel 1963 a Porto Rico e rimasto il più grande al mondo per oltre cinquanta anni, nonostante sia andato distrutto continua a sorprendere.

Un gruppo di astronomi australiani della University of Western Australia e dell’International Centre for Radio Astronomy Research (Icrar) a Perth, in uno studio pubblicato sulla rivista Monthly Notice of the Royal Astronomical Society ha utilizzato i dati raccolti prima del collasso di Arecibo, alla fine dello scorso anno, per testare la “Relazione Fall” sulla formazione delle galassie vicine.

Presentata nel 1983 dall’astrofisico Michael Fall, la ricerca metteva in relazione la rotazione di una galassia con la massa delle stelle appartenenti a essa; l’evoluzione delle singole galassie dipenderebbe da questa relazione.

Il nuovo studio, finanziato dall’Australian Research Council, si basa sull’osservazione di 564 galassie di varie forme ed età, la più grande banca dati fino ad ora realizzata e mostra che la relazione tra la massa delle stelle e la rotazione di una galassia non è quella ipotizzata inizialmente.

«La relazione di Fall che ci ha aperto la strada quasi 40 anni fa, si basava su piccoli campioni limitati ai tipi di galassie utilizzate», ha detto Jennifer Hardwick, l’autrice principale dello studio. «Poiché le galassie si evolvono nel corso di miliardi di anni, dobbiamo lavorare con le immagini della loro evoluzione, prese da diverse fasi della loro vita, incorporarle nelle nostre simulazioni per lavorare a ritroso e cercare di ricostruire il loro percorso».

Questo lavoro ha aperto nuove domande sul ciclo di vita di una galassia, ma nello stesso tempo fornisce ai ricercatori un nuovo punto di riferimento per lo sviluppo di queste teorie.

Luca Cortese, supervisore e coautore dello studio, sottolinea l’importanza di riesaminare le ricerche con l’avanzamento della tecnologia e assicurarsi che le basi siano corrette. «Fin dagli albori dell’astronomia extragalattica, era chiaro che il momento angolare (il generatore delle rotazioni nello spazio, definita dal prodotto della massa dell’oggetto per la sua velocità) fosse la chiave per comprendere come si formano ed evolvono le galassie. Mentre in passato, a causa della difficoltà di misurare il momento angolare, sono mancati riferimenti osservativi diretti alla nostra teoria, questo lavoro offre una delle migliori misurazioni della connessione tra il momento angolare e le altre proprietà delle galassie».

L’astrofisico italiano ha inoltre ricordato come, nonostante il radiotelescopio di Arecibo non sia più in funzione, i suoi dati sul contenuto d’idrogeno atomico nelle galassie, siano ancora i più rilevanti. «Dovremo aspettare la seconda metà di questo decennio prima che questo tipo di osservazioni venga sostituito dai dati ottenuti con i precursori dello Square Kilometer Array, come l’australiano Ska Pathfinder Telescope (Askap), il sudafricano Karoo Array Telescope (MeerKat) e il radiotelescopio cinese ad apertura sferica da cinquecento metri (Fast)».

 

Immagine in apertura: alcune delle 564 galassie osservate da Arecibo. Crediti: Jennifer Hardwick, ICRAR-UWA / GALEX Arecibo SDSS Survey (GASS) / DESI Legacy Imaging Survey