Con un nuovo lancio da record, SpaceX segna 100 atterraggi per il booster Falcon 9 e rinforza la sua capacità di riutilizzo del rispettivo primo stadio. Lunedì 21 febbraio, quando in Italia erano le 15.44, un razzo Falcon 9 è decollato dalla Cape Canaveral Space Force Station in Florida per portare in orbita 46 satelliti Starlink.

Nove minuti dopo il lift off, iI primo stadio è atterrato sulla base navale Shortfall of Gravitas. L’azienda di Elon Musk ha così segnato un importante traguardo: il centesimo atterraggio di un razzo Falcon 9, il 107° complessivo per SpaceX se si comprendono i touchdown dei booster Falcon Heavy.

Il centesimo atteraggio complessivo dell’azienda è stato toccato invece lo scorso 21 dicembre 2021

Per lo specifico primo stadio utilizzato lunedì, sono 11 i lanci con atterraggio completati, raggiungendo così il record di riutilizzo che SpaceX aveva già stabilito con un altro booster Falcon 9 durante un lancio a dicembre, destinato anche questo a portare in orbita satelliti Starlink per offrire internet a banda larga su tutto il globo.

«I miglioramenti sulle carenature e il nostro processo generale di rinnovamento ha diminuito l’impatto degli atterraggi in acqua gestiti ad un tasso complessivo di recupero delle carenature del 93% nelle ultime 14 missioni», afferma Jessie Anderson, ingegnere di SpaceX.

Questa missione rappresenta la settima per SpaceX nel 2022, la quarta dedicata ai satelliti Starlink. Di questi, altri tre grandi lotti sono stati già spediti quest’anno: due a gennaio e uno il 3 febbraio. Questa penultima missione è stata, però, tra le più sfortunate per SpaceX: a causa di un’eruzione solare avvenuta il giorno dopo, il 4 febbraio, e che ha innescato una tempesta geomagnetica sulla Terra, la spedizione ha visto, infatti, i satelliti Starlink decimati.

Secondo quanto dichiarato da SpaceX lo scorso 8 febbraio, 40 sui 49 satelliti lanciati della missione sarebbero risultati destinati al rientro in atmosfera terrestre a causa di una maggiore resistenza atmosferica, fino al 50% in più rispetto ai lanci precedenti,  causata dall’aumento della densità atmosferica proprio a seguito della tempesta solare.

Il rientro dei satelliti Starlink non è una novità. Sui 2.100 satelliti complessivi, portati in orbita in 38 lanci dedicati, sono oltre 200 quelli che hanno subito guasti o smantellamenti. La politica di SpaceX è comunque da sempre attenta a minimizzare il rischio di space debris, i detriti spaziali.

Come dichiara l’azienda americana, SpaceX schiera i suoi satelliti in orbite più basse, a 210 km dalla Terra, perché così, nel rarissimo caso in cui un satellite non superi i controlli iniziali del sistema, sarà rapidamente deorbitato dalla resistenza atmosferica. I satelliti in deorbiting non comportano, infatti, alcun rischio di collisione con altri satelliti e, per progettazione, muoiono al rientro nell’atmosfera. Questo significa non creare detriti orbitali e non permettere a nessuna componente del satellite di colpire la Terra.

Una condizione necessaria per la salvaguardia prima di tutto dei satelliti della stessa SpaceX, azienda con l’approvazione già in tasca per lanciare 12.000 satelliti Starlink. Ma SpaceX ha già chiesto il via libera per una costellazione di seconda generazione di ulteriori 30.000 satelliti.

Numeri che hanno, tuttavia, portato la Nasa a sollevare le proprie preoccupazioni per il futuro del traffico satellitare in orbita, in una lettera presentata lo scorso 7 febbraio alla Federal Communications Commission: qui l’Agenzia fa notare che attualmente ammontano a 25.000 gli oggetti monitorati in orbita, di cui circa 6.100 sotto i 600 km. Secondo Nasa, l’espansione di SpaceX «raddoppierebbe il numero di oggetti tracciati in orbita e aumenterebbe il numero di oggetti sotto i 600 km più di cinque volte».

 

Immagine: Un razzo Falcon 9 di SpaceX lancia 46 satelliti internet Starlink in orbita nella missione Starlink 4-8 dalla Cape Canaveral Space Force Base in Florida il 21 febbraio 2022. (Crediti: SpaceX)