Ieri, 24 marzo, Falcon 9 della Space X (alle 09:24, ora italiana) ha lanciato nell’orbita terrestre bassa dalla base Space Launch Complex 40 – Cape Canaveral Space Force Station – in 64 minuti, il suo carico utile di 60 satelliti Starlink, utilizzando lo stadio superiore del razzo.

Il primo stadio del vettore è atterrato su un drone nell’Oceano Atlantico, otto minuti e mezzo dopo il decollo.

Nello stesso giorno del 2006, Space X lanciava il Falcon 1. Fu un insuccesso, perché il motore singolo del primo stadio si guastò circa mezzo minuto dopo il decollo. Anche i due successivi lanci non sono riusciti, prima che il quarto lancio del Falcon 1 (che trasportava un carico utile di prova) raggiungesse l’orbita nel settembre 2008.

L’ultima missione nel 2009, prima che SpaceX ritirasse il veicolo a favore del Falcon 9, molto più grande e attuale ‘cavallo di battaglia’ dell’azienda.

L’obiettivo della Space X di lanciare 1440 satelliti entro la fine del 2020 ha subito qualche leggera modifica sulla tabella di marcia, che – alla luce dei successi del Falcon 9 con 111 lanci, 71 atterraggi e 54 razzi lanciati – fa intravedere un veloce recupero nel 2021.

«Attualmente stiamo costruendo circa sei satelliti al giorno nella nostra fabbrica di Seattle, il che è davvero notevole», ha detto Jonathan Hofeller – vicepresidente di SpaceX per Starlink – a Spacetide, una conferenza sul business spaziale giapponese, tenutasi online il 23 marzo.

La generazione 1 di Starlink è ormai alle spalle, perché «Stiamo già lavorando alla costellazione di generazione 2. Questi satelliti verranno continuamente aggiornati, mentre continuiamo ad aumentare sia la capacità della rete che la densità di ordini di grandezza. Siamo entusiasti di poter finalmente fornire molto più Internet di quanto ne stiamo fornendo ora».

SpaceX prevede di avere una copertura globale per Starlink entro la fine di quest’anno. Tuttavia, poiché la società espande i beta test negli Stati Uniti e in molti altri paesi, Hofeller ha sottolineato che, tra i fattori di successo per la costellazione di satelliti, altri elementi-chiave, come la creazione di stazioni di terra che fungano da gateway e le attività di regolamentazione e che variano da paese a paese, sono da considerare parti integrante del processo.

Quindi, oltre che accelerare le approvazioni dalle autorità nazionali nell’interlocuzione con i singoli stati, come sta facendo il Giappone,  la Space X ha avviato anche una politica di contatto diretto con i consumatori, per ridurre i costi e ottenere allo stesso tempo un ciclo di riscontri per  migliorare il servizio.

Posto l’obiettivo della copertura globale di internet con Starlink, la Space X  deve aver presente che posizionarsi in altri mercati significa tener conto dei servizi di backhaul o rete di ritorno, per i fornitori di telecomunicazioni, oltre che delle applicazioni di mobilità. Per questo, durante la conferenza di Spacetide in Giappone, Hofeller ha affermato che la società sarebbe aperta a lavorare con altri partner.

Vale la pena ricordare che i satelliti Starlink, nell’aprile del 2020, sono stati dotati di parasole per rispondere alla richiesta della comunità scientifica mondiale, preoccupata dell’impatto dell’eccessiva luminosità sulle osservazioni astronomiche da terra. Un impegno preso e mantenuto da Elon Musk, che in quell’occasione ha dichiarato il suo interesse per il settore dei telescopi spaziali da lanciare con costi inferiori a quelli del passato, per costruire un grande osservatorio cosmico.

Crediti immagine in evidenza scattata l’ 11 marzo 2021: Starlink Mission Official SpaceX Photos