Città del Messico sorge laddove un tempo si estendeva il Lago Texcoco. Nei secoli il lago è stato intenzionalmente prosciugato e la città si è sviluppata rapidamente, specialmente nel corso di tutto il XX secolo. Oggi, la metropoli conta oltre 21 milioni di abitanti e l’urbanizzazione ha portato ad uno sfruttamento eccessivo della sua falda acquifera e alla conseguente compattazione dei sedimenti lacustri sui quali si fonda il tessuto urbano.
L’emergenza della subsidenza del terreno e il rischio che ne deriva per le infrastrutture e per la popolazione a Città del Messico sono noti, così come in diverse altre metropoli del mondo. Queste problematiche rappresentano per la popolazione mondiale delle vere e proprie sfide verso la sostenibilità nell’uso delle risorse idriche del sottosuolo.
Una nuova indagine, condotta dai ricercatori dell’Agenzia Spaziale Italiana attraverso i dati dei satelliti ESA ERS-1/2, ENVISAT e del satellite Sentinel-1 del programma europeo di osservazione della Terra, Copenicus, ha fornito un resoconto completo dell’impatto ambientale che l’incremento della popolazione e la conseguente domanda di acqua potabile stanno comportando nella metropoli di Città del Messico e nella città di Aguascalientes, anch’essa situata in Messico.
Per svolgere questa ricerca, i ricercatori si sono basati soprattutto sull’elaborazione di centinaia di immagini radar acquisite dal 2014 al 2020 dal satellite Sentinel-1.
L’analisi delle immagini è stata condotta attraverso tecniche avanzate di interferometria radar (InSAR), basate sul confronto multi-temporale di sequenze di dati di una stessa area, con l’obiettivo di fornire una stima non solo dei tassi deformativi di queste due importanti città messicane (quasi 40 cm/anno a Città del Messico, e 12 cm/anno ad Aguascalientes), ma anche di valutare il numero di case e infrastrutture urbane che sono a rischio di subsidenza e fratturazione.
«La novità di questi studi consiste innanzitutto nel numero incredibilmente alto di dati satellitari radar che sono stati elaborati e nelle centinaia di migliaia informazioni di deformazione che sono state estratte», spiegano i ricercatori dell’Asi Deodato Tapete e Francesca Cigna, autori dello studio. «L’analisi di questi Big Data ci ha permesso per la prima volta di condurre un’osservazione continuativa, quindi senza interruzioni temporali, dell’evoluzione della subsidenza a Città del Messico e Aguascalientes negli ultimi anni. Inoltre, non ci siamo limitati a quantificare l’intensità del fenomeno, ma con il stima del numero di case e infrastrutture urbane a rischio abbiamo anche dimostrato come il dato satellitare può essere convertito in un’informazione utile per gli utenti preposti alla gestione del territorio, della pianificazione urbanistica e della mitigazione del rischio».
Queste attività di ricerca applicata si inseriscono nel quadro delle collaborazioni internazionali svolte nell’ambito del CEOS (Comitato sui Satelliti per l’Osservazione della Terra) di cui l’Agenzia Spaziale Italiana è parte insieme alle altre agenzie spaziali, e in particolare dell’iniziativa Geohazards Lab.