Ancora qualche settimana e potremo vedere quello che vede un uccello migratore volando da un continente all’altro. Potremo conoscere le diverse temperature del Pacifico come solo una tartaruga delle Galapagos riesce a fare. E, addirittura, percepire l’arrivo di un terremoto o l’eruzione di un vulcano come pare siano in grado fare le pecore del nostro Appennino e le capre alle pendici dell’Etna. Fantascienza? Non per Martin Wikelski, direttore del dipartimento Ornitologia della Max Plank Gesellschaft e responsabile per l’istituto di una ricerca che si sviluppa tra la Germania, la Russia e la Stazione spaziale internazionale (Iss).

Il progetto si chiama Icarus, acronimo di “International Cooperation for Animal Research Using Space”. È attivo dal 2002 ma negli ultimi 24 mesi ha segnato, una dopo l’altra, delle svolte molto importanti. La prima è avvenuta ad agosto 2018: i cosmonauti russi Oleg Artemyev e Sergey Prokopyev hanno installato sulla Stazione che orbita a 400 chilometri dalla Terra un’antenna che traccia i movimenti degli animali. Come? Grazie a dei trasmettitori impiantati su esemplari di tutte le specie, che sono grandi quanto un’unghia e pesanti appena 5 grammi, hanno una capacità di 500 megabyte e sono ricaricabili con l’energia solare. Contrariamente a quelli disponibili fino a qualche anno fa, i sensori realizzati ora non solo sono poco costosi (500 dollari), non solo sono resistenti e anche riutilizzabili, ma possono essere impiantati tanto su mammiferi di grosse dimensioni quanto sul dorso di uccelli, pipistrelli, piccole tartarughe marine e, tra qualche anno, anche su insetti. E, soprattutto, una volta impiantati sull’animale non devono essere recuperati per riversarne la memoria acquisita su dei computer: i dati che acquisiscono vengono costantemente trasmessi nello Spazio e poi messi a disposizione dei ricercatori di diversi paesi impegnati nel progetto.

L’antenna sistemata sulla Iss è stata accesa a luglio del 2019 e lo scorso marzo è stato attivato l’intero sistema di trasmissione e ricezione: migliaia di sensori sistemati su altrettanti animali stanno trasmettendo al ricevitore presente sulla Iss un’enorme mole di dati, che dopo essere processati vengono trasmessi nuovamente a Terra, per la precisione al centro di controllo situato a Mosca, da cui poi vengono redistribuiti a tutti gli scienziati coinvolti in Icarus. In queste settimane si sta passando dalla fase test a quella operativa vera e propria, che poi darà il grosso dei risultati entro l’autunno. I ricercatori delle agenzie spaziali che lavorano al progetto, ovvero la tedesca Dlr e la russa Roskosmos, sono entusiasti. E grandi aspettative ha soprattutto il biologo Wikelski, direttore della ricerca presso il Max Plank Institute: “I sensori permettono agli animali di essere i nostri occhi e orecchie e nasi nel mondo, e stiamo collegando tutto insieme”, ha detto a “Inside Science” dell’American Institute of Physics.

I sensori registrano infatti non solo le coordinate locali attraverso cui si muovono gli animali, dato fondamentale per capire il percorso delle migrazioni di uccelli e di altre specie. Registrano anche le temperature esterne delle zone attraversate e anche quelle interne degli animali “ospiti”. “Conoscendo la temperatura della pelle delle anatre in Cina possiamo capire se sta iniziando la prossima influenza aviaria”, ha detto Wikelski al “New York Times”. Attraverso le temperature esterne registrate dai sensori si potrà inoltre capire come i cambiamenti climatici stanno alterando gli habitat, variando l’alternarsi delle stagioni e anche modificando le rotte migratorie di molte specie animali. “È una nuova era di scoperte – ha detto sempre al quotidiano statunitense Walter Jetz, professore di ecologia e biologia evolutiva a Yale, che sta lavorando al progetto – scopriremo nuovi percorsi migratori e caratteristiche del comportamento di diverse specie a cui non abbiamo mai neanche pensato”. E grazie a Icarus finalmente si capirà anche dove sono finiti 420 milioni di esemplari di uccelli migratori scomparsi negli ultimi anni dai cieli di Europa, ovvero il 30% delle diverse specie qui presenti, secondo uno studio di “Ecology Letters”. Wikelski ha detto che gli è stato chiesto da un agricoltore del villaggio tedesco dove è cresciuto perché quest’anno non si sono viste rondini: “È difficile da dire – ha risposto – Sono morte sulla strada verso sud? Sono state mangiate nel Mediterraneo? Sono state catturate in Nord Africa? O avvelenate nel Sahel? Il tempo è stato davvero brutto?”. Icarus servirà a dare risposte a domande come queste. Ma non solo. C’è un’altra questione che forse questo progetto aiuterà a chiarire. E cioè: gli animali possono veramente sentire se sta per scatenarsi un terremoto?

Diversi scienziati in tutto il mondo studiano da anni l’argomento senza essere però mai arrivati a collezionare prove certe. Wikelski è tra questi ed è convinto che grazie a Icarus si potrà dare una svolta anche in questo campo. Ha analizzato a lungo il comportamento di mucche e pecore proprio in Italia, insieme a quello delle capre che vivono nelle vicinanze dell’Etna ed è arrivato alla conclusione che questi animali sono dotati di una sorta di “sesto senso” che fa loro prevedere scosse sismiche ed eruzioni vulcaniche addirittura ore prima che accadano: “Pensiamo che percepiscano qualcosa con un odore sbagliato e che ci sia elettricità statica nell’aria – ha spiegato – e quindi si spostano in aree boschive dove possono trovare riparo”. Per ora è una teoria. Conferme o smentite potranno arrivare dallo Spazio. E saranno accessibili a tutti. Tra le ambizioni di Icarus c’è infatti anche questa, ovvero che le informazioni raccolte, sulle migrazioni degli animali e non solo, siano di dominio pubblico e consultabili mediante l’utilizzo di un’applicazione installata su un semplice smartphone.