Sempre in piena attività e pronto a stupire comunità scientifica e semplici appassionati, Hubble ha indossato i panni del detective per scoprire le dinamiche di una stella ipergigante rossa nella costellazione del Cane Maggiore. L’astro in questione, Vy Canis Majoris (in breve, Vy CMa), si è reso protagonista di un clamoroso affievolimento ed è al centro di uno studio di The Astronomical Journal (articolo: “The Mass-loss History of the Red Hypergiant VY CMa”), coordinato dall’Istituto di Astrofisica dell’Università del Minnesota.

Un fenomeno simile è stato osservato su Betelgeuse, la nota supergigante rossa della costellazione di Orione, ma su Vy CMa – che è più grande, massiccia e vigorosa – si è presentato con particolare veemenza. Infatti, la stella ha sperimentato periodi di affievolimento piuttosto lunghi, durati anche per anni. I risultati delle osservazioni di Hubble suggeriscono che Vy CMa stia vivendo gli stessi processi che caratterizzano Betelegeuse; il calo di luminosità di quest’ultima è stato attribuito a una fuoriuscita di gas, da cui dovrebbero essersi originate delle polveri che poi avrebbero oscurato temporaneamente la luce stellare.

Quello che è stato notato su Vy CMa è un meccanismo analogo, ma su una scala di gran lunga maggiore: il decremento più intenso è connesso ad emissioni di materiale particolarmente abbondanti. Inoltre, questa stella, che arriva ad essere 300mila volte più brillante rispetto al nostro Sole, è una delle più grandi ed evolute sinora conosciute e sperimenta eruzioni di materiale multiple. Vy CMa, infatti, è avvolta da giganteschi archi di plasma, situati a distanze maggiori di quella che intercorre tra la Terra e il Sole. Queste strutture non appaiono connesse alla stella, ma scagliate via e in procinto di allontanarsi; solo una parte di esse è rimasta vicino ed ha un aspetto alquanto compatto, mostrandosi sotto forma di piccoli nodi.

Grazie ai dati dello storico telescopio Nasa-Esa, i ricercatori sono riusciti a datare le strutture più vicine a Vy CMa, che dovrebbero avere un’età pari a circa un secolo. Infatti, la maggior parte dei nodi è collegabile a episodi di affievolimento avvenuti nel XX secolo o al massimo nel XIX, quando sono stati documentati cali pari a un sesto della luminosità tipica di questa stella.

Allo stato attuale, Vy CMa, un tempo facilmente visibile, si trova in una fase di intensa diminuzione e può essere osservata solo con l’ausilio dei telescopi: l’ipergigante, infatti, emette una quantità di materiale pari a 100 volte quello diffuso da Betelgeuse. Gli studiosi ipotizzano che queste perdite siano causate, probabilmente, da una ‘vivace’ attività che avviene sulla superficie di ambedue le stelle.

Gli autori del saggio ritengono che Vy CMa stia vivendo una seconda fase come supergigante rossa e che avrebbe già espulso la metà della sua massa: questo elemento farebbe pensare che essa non vivrà un’esplosione ‘scenografica’ come supernova, ma che possa direttamente collassare in un buco nero.

In alto: Hubble ha fotografato la nebulosa di materiale emesso da Vy CMa (Crediti: Nasa, Esa, e R. Humphreys – Università del Minnesota). 

In basso: elaborazione artistica di Vy Cma (Crediti: Nasa, Esa, R. Humphreys – Università del Minnesota e J. Olmsted – StSci).