La luna di Giove Io nello spettro di Jiram. Grazie ai dati raccolti dallo strumento Jiram – realizzato in Italia, sensibile nell’intervallo infrarosso tra 2 e 5 micron –  a bordo della sonda della Nasa Juno, ricercatori hanno potuto stilare l’elenco degli ingredienti di uno dei quattro satelliti galileiani. Ingredienti fra i quali spicca quello associato a una debole banda di assorbimento centrata a 2.65 µm: probabilmente si tratta di acido solfidrico in fase solida. Potente veleno dal caratteristico odore di uova marce (quando è in stato gassoso), su Io l’acido solfidrico si concentrerebbe in alcune zone specifiche, per esempio nella regione di Bosphorous Regio e nelle unità di materiale giallo e brillante che circondano Loki Patera. Questa è l’ipotesi suggerita da un team guidato da Federico Tosi dell’Inaf di Roma, primo autore di uno studio su Io pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Planets, all’interno di un numero speciale dedicato ai primi quattro anni di missione di Juno, “Jupiter midway through the Juno mission”.

Oltre alla probabile presenza di acido solfidirico, Jiram ha registrato su Io altre tre firme spettrali interessanti per gli astrochimici. Una è quella a 3.92 μm, attribuita al cloruro di solforile e ampiamente correlata con la distribuzione di anidride solforosa. Le altre due sono firme molto deboli – a 4.55 μm e 4.62 μm – che, quando presenti simultaneamente, suggeriscono che composti nitrili o toline, già osservati su Callisto e Ganimede, potrebbero essere presenti anche sulla superficie di Io.

Nel caso di Ganimede, i dati di Jiram hanno permesso, inoltre, una mappatura spettroscopica senza precedenti della regione polare settentrionale. Oltre al ghiaccio d’acqua, Jiram ha rilevato una serie di composti secondari come l’anidride carbonica, intrappolata nel ghiaccio stesso, nonché sali minerati idrati e composti organici, la cui precisa identificazione rimane un obiettivo per il futuro.

«Si tratta di risultati complementari a quanto fatto in passato da precedenti esplorazioni spaziali», osserva uno degli autori dello studio, Alessandro Mura serpre dell’INAF, «e al tempo stesso propedeutici a future esplorazioni ravvicinate come quella di Juice, una sonda dell’Esa che entrerà in orbita proprio attorno a Ganimede negli anni Trenta».

Per saperne di più:

Leggi su Journal of Geophysical Research: Planets l’articolo “Mapping Io’s Surface Composition With Juno/JIRAM”, di F. Tosi Mura  R. M. C. Lopes  G. Filacchione  M. Ciarniello  F. Zambon  A. Adriani  S. J. Bolton  S. M. Brooks  R. Noschese  R. Sordini  D. Turrini  F. Altieri  A. Cicchetti  D. Grassi  C. J. Hansen  A. Migliorini  M. L. Moriconi  G. Piccioni  C. Plainaki  G. Sindoni

Leggi su Journal of Geophysical Research: Planets l’articolo “Infrared observations of Ganymede from Juno/JIRAM”, di A. Mura Adriani  R. Sordini  G. Sindoni  C. Plainaki  F. Tosi  G. Filacchione  S. Bolton  F. Zambon  C. J. Hansen  M. Ciarniello  S. Brooks  G. Piccioni  D. Grassi  F. Altieri  A. Migliorini  M.L. Moriconi  R. Noschese  A. Cicchetti