Base aerea di Vandenberg, California, 18.17 ora italiana del 21 novembre. Il lanciatore Falcon 9 con a bordo il Sentinel-6A (il primo di una coppia, del Sentinel 6B è previsto il lancio nel 2026) ha portato in orbita un nuovo importante passo nello studio dei cambiamenti climatici. Il satellite della famiglia Copernicus dell’Unione europea, recentemente ribattezzato Michael Freilich in onore del precedente direttore della divisione Scienze della Terra della Nasa, è infatti l’ultimo di una serie di veicoli spaziali progettati per monitorare gli oceani.

Seguendo un’orbita particolarmente inclinata (66°) e volando ad un’altitudine media di 1336 chilometri, il satellite europeo-statunitense ogni 10 giorni mapperà fino al 95% delle superfici oceaniche libere da ghiacci e fornirà non solo dati atmosferici che miglioreranno le previsioni meteorologiche, i modelli climatici e il monitoraggio degli uragani, ma anche informazioni molto precise riguardanti il livello dei mari. E considerando che questo dato rappresenta un indicatore fondamentale per analizzare il cambiamento climatico, e in particolare l’innalzamento della temperatura terrestre e i pericoli legati allo scioglimento dei ghiacci, ora avremo uno strumento quanto mai affidabile su cui potranno contare gli organi decisionali e i soggetti impegnati nella protezione delle popolazioni che vivono in aree basse e quindi potenzialmente a rischio di fronte a un eventuale innalzamento del livello dei mari. Anche nel campo dell’emergenza climatica non mancano infatti “negazionisti” di varia tipologia, professione e nazionalità. Ma di fronte alla sofisticata strumentazione a bordo del veicolo spaziale e ai dati che verranno inviati fino al 2030 (nel 2025 ci sarà un passaggio di testimone, con il lancio del gemello Sentinel-6B) negare che ci sia un problema clima da affrontare e risolvere sarà ancora più complicato.

Il satellite, risultato di una collaborazione unica tra l’Agenzia spaziale europea (Esa), la statunitense Nasa, Eumetsat e Noaa, potrà misurare con precisione millimetrica il livello degli oceani e registrare nel corso degli anni ogni minima variazione. Come? Semplificando, lo farà misurando la propria altezza rispetto al livello del mare mediante l’utilizzo di un altimetro radar per lo spazio chiamato Poseidon-4, fornito da Thales Alenia Space tramite il Cnes (l’agenzia spaziale francese). In pratica, dal satellite parte un impulso che poi viene riflesso, e dall’analisi del tempo impiegato per ritornare fino al veicolo stesso si calcola la distanza satellite-superficie dell’acqua.

Prima possibile obiezione del “negazionista” di turno pronto a confutare i dati: da dove viene la certezza circa la posizione del satellite, e quindi circa il livello dei mari? Risposta: da Doris. Ovvero, dal Doppler Orbitography and Radioposition Integrated by Satellite, sistema già sperimentato con successo con gli altri componenti della famiglia Sentinel e che grazie alle oltre 50 stazioni distribuite uniformemente sulla superficie terrestre riesce a determinare costantemente la posizione esatta del satellite. Seconda possibile obiezione: i venti, il maggiore o minore tasso di umidità a ridosso delle superfici e più in generale il vapore acqueo presente nell’atmosfera possono interferire con le misurazioni e quindi dare risultati errati. Risposta: no, niente di tutto questo è possibile grazie alla presenza a bordo del Sentinel-6 di strumenti specifici progettati proprio per risolvere i problemi legati ad eventuali fenomeni di disturbo. In particolare, ce n’è uno chiamato Amr-C, acronimo di Advanced Microwave Radiometer for Climate, in grado di misurare con estrema precisione proprio la quantità di vapore acqueo presente tra il veicolo spaziale e la superficie degli oceani.

Il Sentinel-6 è l’ultimo arrivato di una famiglia, la costellazione dell’Unione Europea Copernicus, che da anni monitora il nostro pianeta, degno erede del Sentinel-1 lanciato nel 2015 per tenere sotto controllo oceani e ghiacciai artici, del Sentinel-2 e del suo particolare occhio per i vulcani, del Sentinel-3 specializzato nelle temperature della superficie terrestre, del Sentinel-4 guardiano dell’inquinamento atmosferico e del Sentinel-5 utilizzato per misurare costantemente lo strato di ozono e le radiazioni solari. Il passo avanti, anche rispetto a pur importanti progetti di monitoraggio del livello degli oceani che sono stati condotti negli ultimi venti anni, è comunque decisivo. I dati in nostro possesso parlano di un innalzamento dei livelli dei mari che è stato di circa 20 cm, complessivamente, tra il 1900 e il 2010, e che è poi drammaticamente passato a circa 3,2 millimetri in più ogni anno nell’ultimo decennio. Le risposte che da oggi e fino al 2030 arriveranno dal Sentinel-6A e poi dal gemello Sentinel-6B ci diranno se questo pur incredibile, sconvolgente record è destinato ad essere superato. Ma, a quel punto, sarà probabilmente chiaro a tutti che le risposte per risolvere il problema non arriveranno dal cielo.