Sono passati poco più di tre anni dallo spettacolare addio a Cassini. Era il 15 settembre 2017 quando la sonda Nasa-Esa-Asi si è inabissata tra gli anelli di Saturno, segnando così l’epilogo di una delle più famose e longeve missioni di esplorazione del Sistema solare. Ma ancora oggi Cassini, che ha esplorato il gigante gassoso e le sue lune per oltre 13 anni, continua a tenere impegnati gli scienziati con la sua miniera di dati.

Ora i riflettori tornano a puntarsi su Encelado, piccolo satellite di Saturno, che già ha fatto parlare molto di sé per l’oceano che probabilmente si nasconde sotto l’involucro di ghiaccio della sua superficie. Ed è proprio la misteriosa superficie ghiacciata di Encelado l’oggetto di un nuovo studio condotto a partire dalle immagini raccolte da Cassini. La ricerca, pubblicata su Icarus, è frutto di una collaborazione tra l’Università di Nantes, il Jpl della Nasa e il Cnrs francese.

Gli scienziati sono riusciti a realizzare quella che ad oggi è la più dettagliata mappa a infrarossi della luna saturniana. Nell’immagine in alto si possono ammirare “5 profili” di Encelado, corrispondenti a posizioni diverse rispetto al suo pianeta. Balza all’occhio quello in basso a destra: è il polo sud, attraversato da suggestive striature rosse. Gli astronomi avevano già osservato in passato queste strutture, chiamandole in modo molto evocativo “graffi di tigre”. Si tratta di lunghe fratture parallele da cui, si è ipotizzato, fuoriescono potenti pennacchi di vapore misto a ghiaccio.

La nuova mappa conferma questa ipotesi, dimostrando così un’intensa attività geologica al polo sud di Encelado. Non solo: secondo gli autori dello studio, un’attività simile sarebbe presente anche al polo nord. Il che rivela informazioni preziose sull’età e i possibili meccanismi di formazione della luna di Saturno.

«Grazie a questi occhi a infrarossi – commenta Gabriel Tobie dell’Università di Nantes e co-autore dello studio – siamo potuti andare indietro nel tempo, e vedere che una grande regione all’emisfero settentrionale di Encelado appare giovane come l’emisfero meridionale. Probabilmente questa zona era attiva non molto tempo fa, considerando una scala temporale geologica».

Tobie e colleghi hanno lavorato in particolare sui dati raccolti dallo spettrometro VIMS (Visible and Infrared Mapping Spectrometer) a bordo di Cassini. Durante la sua missione, la sonda ha volato intorno a Encelado ben 147 volte, con 23 incontri ravvicinati. In occasione di questi rendez-vous, VIMS ha catturato moltissime informazioni sulla temperatura e sulla composizione della superficie del satellite di Saturno. Permettendo oggi, dopo un’analisi durata diversi anni, di addentrarsi finalmente tra i graffi della tigre di Encelado e oltre.