Si stanno affacciando alla vita, ma già hanno assunto un aspetto ‘da grandi’: sono due baby pianeti, appartenenti alla ‘famiglia’ degli imponenti Gioviani caldi, scoperti nel sistema della stella Pds 70 e recentemente confermati. I due corpulenti neonati, designati come Pds 70b e Pds 70c, sono al centro di uno studio appena pubblicato su The Astrophysical Journal (articolo: “Keck/Nirc2 L’-band Imaging of Jovian-mass Accreting Protoplanets around Pds 70”); l’indagine, cui hanno preso parte anche esperti della Nasa e dell’Eso, è stata condotta da un gruppo internazionale di ricercatori, coordinati dal Dipartimento di Astronomia dell’Istituto Caltech di Pasadena.

Pds 70 è una stella variabile di tipo T Tauri, situata nella costellazione del Centauro a circa 370 anni luce dalla Terra; è nota per il suo sistema, che rappresenta un unicum dove gli astronomi possono osservare i ‘lavori in corso’ nei processi di formazione planetaria. I due pianeti in questione sono stati scoperti dal telescopio Vlt dell’Eso nel 2018 (Pds 70b) e nel 2019 (Pds 70c), ma c’era stata una certa confusione quando sono stati immortalati per la prima volta: infatti, a causa di una sorta di ‘cortina fumogena’ creata dal materiale circumstellare da cui dipende l’accrescimento dei proto-pianeti, era stato difficile differenziare i dischi di gas e polveri dai corpi celesti in fase di sviluppo.

Gli autori del saggio, per fare chiarezza sui due baby Gioviani, hanno sviluppato una metodologia che ha consentito di distinguere chiaramente i dischi e i proto-pianeti; si sono serviti, in particolare, della fotocamera Nirc2 (Near-InfraRed Camera 2nd generation) installata sul telescopio Keck alle Hawaii e recentemente aggiornata con un sistema di ottica adattiva (consistente in un nuovo sensore di fronte d’onda a piramide nell’infrarosso e in un computer di controllo in tempo reale).

Nello specifico, il sensore è stato in grado di misurare le distorsioni nella luce che sono provocate dall’atmosfera terrestre e ha consentito la realizzazione di immagini molto più chiare e dettagliate. Il ‘ritratto’ del sistema di Pds 70 è stato uno dei primi a vedere l’utilizzo di questo dispositivo, che secondo gli studiosi può fare la differenza in svariate tipologie di ricerca, soprattutto per quanto riguarda oggetti polverosi come le stelle giovani e i loro sistemi in formazione.

Nella foto in basso, l’immagine in cui sono presenti i due pianeti, realizzata con la nuova tecnica (Crediti: J. Wang/Caltech)