Uno studio condotto dal King’s College di Londra, il primo del suo genere, ha evidenziato quali sono i rischi correlati al volo spaziale per la salute femminile. La ricerca, pubblicata su Aerospace Medicine and Human Performance, ha analizzato i potenziali fattori di rischio che possono portare all’insorgenza di trombosi venosa (Tev) nelle astronaute impegnate in missioni di media o lunga durata sulla Stazione Spaziale.
Lo studio ha preso il via poco dopo la segnalazione del primo episodio di trombosi venosa sviluppato da un astronauta. Non è ancora noto – si legge nello studio- se il volo spaziale aumenti il rischio di insorgenza di coaguli nel sangue e nello specifico i ricercatori hanno valutato alcuni fattori chiave in particolare se l’uso della pillola contraccettiva combinata (Coc) per il controllo del ciclo mestruale durante il volo, possa aumentare il rischio di insorgenza di Tev. Gli scienziati hanno esaminato i marker ematologici e biochimici pre e post-volo di 38 missioni dal 2000 al 2014 e i risultati non hanno evidenziato prove relative all’aumento di rischio di trombosi venosa nel sangue delle astronaute, indipendentemente dal contraccettivo in uso.
«Tutti gli astronauti vivono momenti di stress fisiologico durante le loro missioni – spiega Virginia Wotring della International Space University e autrice dello studio – ma le donne che usano la pillola contraccettiva combinata aggiungono un noto fattore di rischio per la trombosi venosa. I fattori di rischio analizzati all’interno di questo studio non hanno però mostrato alcuna tendenza verso un aumentato rischio di Tev per le donne. Questo studio fornisce una base di prove a supporto della sicurezza dell’uso dei Coc da parte delle astronaute e rafforza anche l’importanza di uno stile di vita sano che riduce notevolmente il rischio di trombosi venosa».
Lo sviluppo di trombosi venosa nello spazio è pericoloso per la vita dell’astronauta e rappresenta un rischio critico per il proseguimento della missione. Tuttavia le astronaute sono mediamente più in forma e in salute rispetto alla media della popolazione generale pertanto il rischio di sviluppare una tale sindrome rimane basso. Lo studio propone di effettuare ulteriori esami del sangue durante la selezione degli astronauti, in particolare durante alcuni momenti dell’addestramento o nel corso di particolari attività, che potrebbero aumentare il rischio di sviluppare coaguli nel sangue.
«E’ necessario proseguire gli studi sulle astronaute – conclude Wotring – gran parte della precedente ricerca biomedica nello spazio è stata condotta per lo più su astronauti di sesso maschile, che rappresentavano la maggior parte. Ora le cose sono cambiate e dobbiamo capire come l’ambiente spaziale influisce sulla salute femminile».