Un incidente scampato, che non ha messo in pericolo la vita degli astronauti ma che ha causato problemi di pressurizzazione alla Soyuz. È il verdetto provvisorio emesso dalla Nasa a seguito di una riunione dell’Advisory Committee della Stazione spaziale internazionale, riunitosi il 16 ottobre per valutare alcune anomalie sulla navicella segnalate lo scorso aprile.
L’astronauta statunitense Thomas Stafford, parte della commissione, ha riferito che la navetta spaziale avrebbe subito una depressurizzazione parziale nelle fasi finali della discesa, rientrando sulla Terra dalla Iss con a bordo tre membri dell’equipaggio. Non è stata specificata la missione durante la quale si sarebbe verificato il problema, e Stafford ha parlato genericamente del “mese di aprile di quest’anno”. Ma secondo quanto riferito dal quotidiano Spacenews, l’unica Soyuz ad aver viaggiato verso il nostro pianeta in quel periodo è stata la navetta Soyuz MS-02, rientrata sulla Terra il 10 aprile con a bordo l’astronauta della Nasa Shane Kimber e i cosmonauti di Roskosmos Sergey Ryzhikov e Andrey Borisenko.
In base alla ricostruzione di Stafford, l’incidente si sarebbe verificato a un’altezza di circa 8 chilometri dal sito di atterraggio in Kazakistan, e in particolare nel momento dell’apertura del paracadute della navicella spaziale. “C’è stata una depressurizzazione – spiega l’astronauta – a seguito della quale un po’ d’aria è fuoriuscita dalla capsula. Questo non ha però rappresentato un pericolo per l’equipaggio, che al momento dell’atterraggio indossava la tuta spaziale.” Nonostante questo, lo scampato incidente avrebbe sollevato dubbi sull’affidabilità del veicolo spaziale russo, che dal pensionamento dello Space Shuttle nel 2011 è l’unico taxi spaziale in servizio da e per l’orbita bassa.