Preservare il delicato equilibro del nostro pianeta è da sempre un tema fortemente discusso: limitare gli effetti negativi del cambiamento climatico è infatti una sfida che riguarda tutto il mondo. Ad oggi sono molti i programmi volti a promuovere lo stato di salute della Terra, tra cui varie missioni satellitari. La prossima è prevista domani, 18 novembre, e vedrà il lancio del satellite meteorologico Joint Polar Satellite System-1, il primo di quattro satelliti del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa). Joint Polar Satellite System-1 rappresenta un grande progresso tecnologico e scientifico nel campo del monitoraggio ambientale, un tema che, come detto, da anni riveste una grande importanza.

Proprio in questi giorni, infatti, è in corso a Bonn, in Germania,  la Conferenza delle Parti della Convenzione sul Cambiamento climatico dell’Onu (Cop23), nella quale si stanno affrontando le questioni sugli eventi climatici estremi ai quali abbiamo assistito di recente  e le relative azioni da mettere in campo per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C entro il 2020. Alla conferenza hanno preso parte numerosi responsabili politici tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, oltre 150 fra ministri e responsabili governativi, tra cui per l’Italia il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. La Germania ha ricordato e ribadito gli impegni già presi nel campo ambientale nella riduzione progressiva delle emissioni inquinanti, stabiliti dallo storico accordo di Parigi del 2015 – nonostante  il cambio di politica radicale dell’America di Trump – e le responsabilità dell’Europa per la tutela del clima. La Francia, di comune accordo, ha annunciato l’uscita dal carbone entro il 2021.

La lotta per salvaguardare il nostro pianeta, sembrerebbe proseguire serrata nonostante i cambi di rotta. Lo dimostra la Cina che, secondo nuovi studi, ha diminuito di ben il 75 per cento le emissioni di anidride solforosa nel corso degli ultimi dieci anni, raggiungendo obiettivi che il governo di Pechino aveva previsto per il 2030. Ma attenti a gioire: c’è chi fa il “passo del gambero” come l’India, che è in cima alla classifica dei paesi a più alto tasso di produzione di sostanze inquinanti, a dimostrazione che la strada è ancora lunga