Una comitiva fanciullesca che si diverte a fare rimpiattino nelle pieghe di una vasta nube di gas e polveri: sono alcuni pianeti neonati, individuati nella regione di formazione stellare situata, a soli 450 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Toro. Questi oggetti celesti in fieri sono i protagonisti di uno studio, basato sui dati del telescopio Alma, che è stato appena pubblicato su The Astrophysical Journal (articolo: “Gaps and Rings in an ALMA Survey of Disks in the Taurus Star-forming Region” – consultabile anche su arXiv). L’indagine è stata condotta da un gruppo internazionale di astronomi ed astrofisici, di cui fanno parte anche rappresentanti dell’Inaf (osservatori di Roma e Padova) e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano.
Il team, osservando un campione di giovani astri nella nursery stellare del Toro, ha notato che molti di essi sono circondati da strutture che possono essere giustificate come segni lasciati da pianeti in formazione. L’osservazione di dischi proto-planetari è di fondamentale importanza non solo nell’ambito degli studi sugli esopianeti, ma anche per comprendere i meccanismi che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del Sistema Solare; lo scenario che ne illustra il processo di formazione, infatti, si basa sullo studio di tali dischi. Tramite i dati raccolti con Alma i ricercatori hanno osservato 32 stelle circondate da dischi; tra queste, ben 12 mostrano anelli e spazi, caratteristiche che possono essere spiegate con la presenza di pianeti impegnati a muovere i primi passi (nella foto in alto, le immagini realizzate da Alma – Credits: Feng Long). Alcuni dischi appaiono uniformi e simili a frittelle, mentre in altri sono stati osservati anelli concentrici e scintillanti, divisi da spazi. Indagini condotte in precedenza si erano centrate sugli oggetti celesti più brillanti e facili da individuare e quindi non si aveva ancora un’idea chiara dell’effettiva diffusione di dischi maggiormente ‘articolati’ nell’Universo. Il nuovo studio, invece, segue un approccio differente e più interessante, da un punto di vista statistico: i dischi osservati con Alma sono stati scelti indipendentemente dalla loro luminosità.
Il gruppo di lavoro ha analizzato le proprietà degli anelli e degli spazi dei dischi per capire quale meccanismo ha portato alla loro origine. Studi precedenti hanno proposto vari scenari, come l’azione delle cosiddette ice-lines, ma i test effettuati dagli autori del paper suggeriscono effettivamente un ruolo molto probabile dei baby pianeti nel creare queste strutture. Successivamente, gli esperti hanno cercato di capire quali tipi di pianeti potrebbero nascere nella nursery stellare del Toro: l’esito dei calcoli effettuati fa ipotizzare la presenza di oggetti gassosi simili a Nettuno oppure delle super-Terre (pianeti rocciosi la cui massa è fino a 20 volte quella della Terra). Meno comuni dovrebbero essere i pianeti giganti come Giove: infatti, solo due tra i dischi presi in considerazione potrebbero ospitare corpi celesti con una stazza del genere. Secondo gli autori, che intendono condurre ulteriori approfondimenti utilizzando Alma, questo studio schiude nuove prospettive nella comprensione di una fase estremamente delicata nella formazione planetaria.