È passato poco più di un anno da quando Gaia, missione dell’Agenzia spaziale europea che dal 2014 lavora febbrilmente per mappare la nostra Via Lattea, ha diffuso la sua seconda release di dati, grazie alla quale ora conosciamo luminosità e posizione di quasi due miliardi di stelle.
Da allora, gli astronomi di tutto il mondo hanno analizzato questo catalogo, raccogliendo una vera miniera d’oro di nuove informazioni sulla nostra dimora galattica. Tra i risultati principali c’è la scoperta secondo cui alcune inquiline del cosmo, molto importanti per lo studio del Sistema solare, sono decisamente più abbondanti di quanto si pensasse: le nane bianche.
Questi corpi celesti sono ciò che resta quando le stelle di media grandezza come il nostro Sole raggiungono la fine del loro ciclo vitale. Si tratta quindi di relitti stellari estremamente densi, con massa simile al Sole ma compressa in un volume paragonabile a quello della Terra: basti pensare che un solo centimetro cubo di materia può pesare fino a 1000 chilogrammi.
La scoperta, grazie ai dati di Gaia, dell’abbondanza di nane bianche nella Via Lattea ci fornisce una sorta di sguardo sul futuro della nostra stella: studiare questi oggetti permette infatti di comprendere quale sarà l’aspetto del Sole tra circa 5 miliardi di anni, quando si sarà esaurito tutto il suo combustibile.
Prima del lancio del satellite Esa, la comunità scientifica era a conoscenza di circa 30.000 nane bianche – un numero molto piccolo, se confrontato con le centinaia di miliardi di stelle che popolano la Via Lattea. Oggi, grazie alla seconda release di dati di Gaia del 2018, abbiamo ben 486.641 candidate nane bianche, di cui almeno 260.000 con un’alta probabilità di appartenere alla categoria. La descrizione di questo ricco catalogo è recentemente apparsa in uno studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
“Grazie all’incredibile abilità di Gaia di individuare la posizione in 3D di un grande numero di stelle – commenta Stefan Jordan dell’Astronomisches Rechen-Institut in Germania e co-autore dell’articolo – non soltanto abbiamo potuto scoprire più nane bianche di quanto credevamo esistessero. Anche la nostra conoscenza sulle distanze tra questi oggetti è aumentata moltissimo: questo ci permetterà di decifrare altre proprietà delle nane bianche, con maggior dettaglio di quanto siamo riusciti a fare in passato.”
E intanto già stanno fioccando nuovi studi che aggiungono ulteriori tasselli su questi residui stellari: ad esempio, sempre grazie a Gaia è stato individuato il primo sistema triplo di nane bianche, mentre una serie di ricerche (pubblicate rispettivamente su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, The Observatory e The Astrophysical Journal) ha scovato una serie di nane bianche particolarmente fredde, più difficili da osservare a causa della loro poca luminosità. Nei prossimi mesi le informazioni raccolte da Gaia continueranno a fornire una fonte preziosa per gli astronomi, per comprendere sempre meglio il futuro destino del nostro Sole ma anche dell’intera Via Lattea.