Tra tutti i gas nobili, l’elio è probabilmente quello che più ci è familiare. Oltre al suo comune utilizzo per gonfiare i palloncini aerostatici, questo elemento ci è noto soprattutto per un curioso effetto sul corpo umano: se inalato rende la nostra voce particolarmente acuta, perché essendo più leggero dell’aria la sua velocità del suono è maggiore e fa vibrare le corde vocali più velocemente del normale.

Spostandoci dalla Terra al resto del cosmo, ecco che l’elio assume un ruolo sempre più rilevante. Sul nostro pianeta è considerato un gas raro, mentre nell’universo è il secondo elemento più abbondante dopo l’idrogeno. Si trova in qualunque stella, compreso il nostro Sole, ed è presente in grande quantità anche nei pianeti giganti gassosi come Giove e Saturno.

Nonostante quest’abbondanza, l’elio è molto difficile da osservare perché la sua “firma” si trova nell’infrarosso, una banda dello spettro elettromagnetico fuori dalla portata di gran parte degli strumenti utilizzati per osservare il cielo.

Ora, per la prima volta, una ricerca coordinata dall’Università di Ginevra e pubblicata oggi su Science è riuscita ad analizzare un mondo distante pieno di elio, descrivendo come questo gas sfugge dall’atmosfera del pianeta.

Si tratta di Hat-p-11b, esopianeta scoperto all’inizio di quest’anno grazie ai dati di Hubble. Le immagini raccolte dal telescopio spaziale della Nasa erano però difficili da interpretare: per questo il team di ricerca svizzero ha deciso di puntare verso Hat-p-11b, che si trova nella costellazione del Cigno a circa 124 anni luce da noi, un altro telescopio, questa volta terrestre.

L’intuizione principale è stata quella di utilizzare un nuovo strumento – uno spettrografo chiamato Carmenes – sull’osservatorio di Calar Alto in Andalusia. Questa combinazione tecnologica ha permesso ai ricercatori di identificare oltre 100.000 colori nell’infrarosso, scovando così le tracce dell’elio nell’atmosfera di Hat-p-11b.

La descrizione, prima nel suo genere, di questo esopianeta “palloncino” permette così di sapere qualcosa in più su un elemento del cosmo diffuso quanto ineffabile, e di utilizzare l’elio come indicatore per scovare nuovi mondi vicini e lontani.