Un insieme di filamenti sottili di gaspolveri, che emerge in tutto il suo splendore da uno sfondo punteggiato da stelle: così si presenta la Nebulosa del Velo (nota anche come Anello del Cigno), nell’immagine realizzata all’ultravioletto dal telescopio Galex (Galaxy Evolution Explorer) della Nasa. La leggiadria del ritratto cela però un passato tumultuoso: la nebulosa, scoperta da William Herschel nel 1784 e situata nella costellazione del Cigno, è costituita dai resti dell’esplosione di una stella massiccia come supernova, avvenuta in un arco di tempo compreso tra diecimila e ventimila anni fa. La disposizione dei filamenti nell’oggetto celeste lascia intendere che l’esplosione sia avvenuta all’interno di una cavità interstellare, creata dall’astro progenitore.

Il Velo, oltre a stupire per l’aspetto armonioso, presenta una particolarità che per tanti anni ha costituito un rompicapo per gli astronomi: la sua effettiva distanza dalla Terra in anni luce. Proprio questo dato è al centro di un recente studio curato da un gruppo di ricercatori statunitensi appartenenti all’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, al Dartmouth College e alla Johns Hopkins University; l’indagine è stata pubblicata su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “The Cygnus Loop’s distance, properties, and environment driven morphology”). Per anni gli astronomi hanno preso in considerazione una distanza pari a circa 2500 anni luce, valore basato sulle analisi dei movimenti del gas della nebulosa effettuate nel 1937 da Edwin Hubble e nel 1958 da Rudolph Minkowski; misurazioni più recenti hanno dato risultati diversi, ma coerenti con il valore sopra citato. Negli ultimi vent’anni gli esperti hanno cercato di fissare definitivamente la distanza del Velo, cercando di misurare la lontananza dalle stelle situate all’interno della nebulosa o dietro di essa, ma gli esami spettroscopici hanno dato un esito incerto. Recenti misurazioni dei movimenti del gas hanno prodotto un valore inferiore a 2600 anni luce, che quindi è concorde con il vecchio dato.

Gli autori dell’articolo, per risolvere questo rebus, si sono giovati dei dati raccolti dalla missione Gaia dell’Esa, che ha effettuato misurazioni molto accurate delle parallassi stellari. I dati di Gaia sono stati combinati con le firme spettrali di 24 stelle, distinte a seconda della loro posizione in primo piano o di sfondo. I calcoli hanno dato come risultato una distanza di 2420 anni luce tra la Terra e la parte centrale della nebulosa, con un margine di incertezza pari al 3,4%. Il nuovo valore ha consentito di tracciare un identikit più preciso del Velo e delle sue origini: ad esempio, la supernova che ha creato la nebulosa doveva avere meno energia di quanto ritenuto in precedenza e l’aspetto del Velo è probabilmente asferico, con il lato orientale più vicino alla Terra e con un diametro di circa 120 anni luce.