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Utilizzando i primi set di dati rilasciati dal James Webb nel 2022, un team internazionale di scienziati ha scoperto dei misteriosi piccoli punti rossi nell’universo primordiale.
Dopo una serie di osservazioni, una nuova ricerca pubblicata su Astronomy & Astrophysics suggerisce che questi piccoli oggetti potrebbero essere gigantesche sfere di gas caldo così dense da assomigliare alle atmosfere delle stelle alimentate dalla fusione nucleare; tuttavia, invece della fusione, queste sfere di gas sono alimentate da buchi neri supermassicci al loro centro, che attirano rapidamente la materia, convertendola in energia ed emettendo luce.
Questi misteriosi oggetti sono stati soprannominati stelle di buchi neri.

Stanati fin dalle prime osservazioni del Webb, i piccoli punti rossi sono stati inizialmente interpretati come antiche galassie molto più mature di quanto i modelli indicano per l’universo primordiale. Le galassie mature, infatti, tendono a diventare più rosse man mano che le stelle al loro interno invecchiano; eppure questi puntini rossi osservati nell’universo primordiale con il Webb erano troppo luminosi per essere galassie: le loro stelle avrebbero dovuto, cioè, essere ammassate con una densità improbabile.
Questo problema si risolve nel 2024 quando i ricercatori osservano The Cliff (la scogliera), un oggetto con una quantità di massa estrema, che ha permesso così di scoprire la vera e inedita natura di questi misteriosi puntini rossi catturati dal Webb.

«In sostanza, abbiamo osservato un numero sufficiente di punti rossi fino a quando ne abbiamo visto uno con un’atmosfera così densa da non poter essere spiegato come una tipica stella che ci aspetteremmo di trovare in una galassia – afferma Joel Leja, della Pennsylvania State University e coautore dell’articolo – pensavamo che fosse una piccola galassia piena di molte stelle fredde separate, ma in realtà è, effettivamente, una gigantesca stella molto fredda».

Distante 11,9 miliardi di anni luce, l’analisi spettrale della luce della stella fredda The Cliff ha rivelato poi che si trattava in realtà di un buco nero supermassiccio, che attirava ciò che lo circondava a una velocità tale da avvolgersi in una palla infuocata di gas idrogeno.
Gli scienziati ritengono che questo oggetto possa essere la prima fase dell’evoluzione di un supermassiccio come quelli al centro delle attuali galassie.

«Nessuno ha mai saputo veramente perché o da dove provengano questi giganteschi buchi neri al centro delle galassie – conclude Joel Leja –  Queste stelle di buchi neri potrebbero essere la prima fase di formazione dei buchi neri che vediamo oggi nelle galassie: buchi neri supermassicci nella loro fase infantile».

Immagine in evidenza: Rappresentazione artistica di una stella buco nero. Crediti: T. Müller/A. de Graaff/Max Planck Institute for Astronomy