La Nasa ha compiuto un passo importante verso il lancio della missione Imap (Interstellar Mapping and Acceleration Probe), rimuovendo con successo la sonda spaziale dal suo contenitore di trasporto lo scorso 29 maggio. Il veicolo è stato trasferito all’interno dell’Astrotech Space Operations Facility, situato vicino al Kennedy Space Center, dove inizierà la fase finale della sua preparazione per il viaggio nello spazio. Ora che è stata sistemata nel laboratorio, la sonda verrà preparata al lancio previsto non prima di settembre 2025.
La fase di preparazione sarà intensa e articolata. I tecnici caricheranno Imap con il propellente necessario per le manovre spaziali e successivamente la uniranno ad altri due veicoli: il Carruthers Geocorona Observatory della Nasa e lo Space Weather Follow-On L1 della Noaa. I tre satelliti condivideranno lo stesso razzo: un Falcon 9 di SpaceX. Una volta assemblati e racchiusi all’interno dell’ogiva di protezione, il carico utile sarà trasportato in un hangar del Kennedy Space Center, dove avverrà l’integrazione finale con il razzo. Il decollo avverrà dalla storica rampa di lancio LC-39A, la stessa usata per le missioni Apollo e per i lanci del Falcon 9 e del Falcon Heavy.
Imap – un moderno cartografo celeste – esplorerà e mapperà l’ampia gamma di particelle presenti nello spazio interplanetario, contribuendo a far luce su due questioni fondamentali dell’eliofisica: l’accelerazione di particelle energetiche provenienti dal Sole e l’interazione del vento solare con lo spazio interstellare. Operando dal Punto di Lagrange 1 (L1) – situato a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, tra il nostro pianeta e il Sole – la missione monitorerà il meteo spaziale e fornirà informazioni quasi in tempo reale sul vento solare.
Con Imap, la Nasa punta non solo ad ampliare la nostra comprensione del Sistema Solare, ma anche a rafforzare i sistemi di allerta per i fenomeni spaziali in grado di influenzare la vita sulla Terra.
In apertura: rimozione della sonda Imap dal suo contenitore di trasporto. Crediti: Nasa Johns Hopkins Apl/Ed Whitman.