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“La nostra civiltà tecnologica rappresenta un pericolo per noi stessi”. Chi parla è Carl Sagan e la sua frase è un lascito per tutti noi, ma anche la filosofia alla base del libro “Ecologia Spaziale. Dalla Terra alla Luna a Marte” di Patrizia Caraveo, astrofisica di fama mondiale.
Nel 1990, la suggestiva foto della Terra, il “pallido pallino blu” in lontananza, scattata dalla sonda Voyager 1, ha offerto all’umanità l’immagine di un Pianeta fragile, della nostra casa da proteggere. Tutelarci sulla Terra e nello spazio: proteggere l’ambiente terrestre, ma anche quello spaziale è la chiave di lettura.
Sebbene i primi allarmi sui cambiamenti climatici, sulla scarsità delle risorse e sulla necessità di salvaguardare l’ambiente fossero partiti già negli anni ‘70, sono sotto gli occhi di tutti gli effetti che l’uso incontrollato dei beni naturali del nostro Pianeta sta comportando e gli impatti che ne conseguono. Si pensi agli incendi indomabili in California delle ultime settimane, per citare solo un esempio.
Allo stesso modo, Patrizia Caraveo ci vuole segnalare nel libro edito da Hoepli, che fenomeni quali la corsa allo spazio, l’ingresso di società private nel business dei lanci e dei satelliti, la mancanza di regole certe sull’occupazione delle orbite, ci porteranno inesorabilmente a vivere quello che stiamo già vivendo sulla Terra. Con conseguenze forse anche più gravi
Vogliamo colonizzare lo spazio con lo stesso approccio con il quale non abbiamo protetto la Terra? Oltre a suscitare domande sulla questione morale legata alla colonizzazione spregiudicata dello spazio e dei Pianeti, l’opera di Caraveo ci offre spunti per individuare soluzioni e metodi sostenibili per proseguire le attività spaziali in tutti i campi, dalle telecomunicazioni, alla navigazione, all’esplorazione umana, alla ricerca scientifica. Con i benefici che ne conseguono. Chissà che l’applicazione di un paradigma basato sulla circolarità nello spazio non possa essere da esempio per la gestione ottimale delle risorse anche sulla Terra.
Colpisce la presa d’atto che l’occupazione delle orbite, ad eccezione di quella geostazionaria che si trova a oltre 35.786 Km sopra l’equatore, non sia regolamentata a livello internazionale. Oggi i numeri sono letteralmente esplosi e la quantità di oggetti spaziali, in particolare satelliti in orbita, cresce costantemente. Secondo un censimento al 15 giugno 2024 la costellazione Starlink contava 6.086 satelliti, ma si propone di arrivare a 12.000 e poi ancora a 30.000 circa. Lo spazio a disposizione diminuisce sempre di più e il rischio di collisioni è una reale minaccia.
Anche il lancio di oggetti in orbita ha il suo impatto, sia a livello atmosferico per il rilascio di sostanze inquinanti, che per la frequenza con cui incidenti ed esplosioni veicolari avvengono. D’altra parte la possibilità di riutilizzare i lanciatori, attualmente sempre più diffusa, contribuisce a mitigare la dispersione di frammenti o l’abbandono in orbita di mezzi che hanno concluso la loro “vita utile”.
L’analisi però è complessa e non finisce qui. Perché un problema che è opportuno porsi è quello della contaminazione biologica. L’attenzione da porre quando si esplora un ambiente “extraterrestre” non è a senso unico, perché oltre a dover tutelare ad esempio la Luna o Marte da microorganismi portati dalla Terra, dobbiamo porre la massima cautela anche al meccanismo inverso, cioè salvaguardare il Pianeta da ciò che proviene dallo spazio e da altri Pianeti.
La scrittura lucida di Patrizia Caraveo è chiara illuminante e contribuisce ad offrire un ventaglio di preziose informazioni e aneddoti su un mondo affascinante come quello dello spazio.
Una lettura consigliata sia ai neofiti che agli esperti perché prendano consapevolezza e sollecitino coloro che hanno il compito di portare avanti le politiche sulla gestione delle orbite e dei corpi celesti, con l’auspicio che si orientino verso un approccio alla sostenibilità.
Ecologia Spaziale
Dalla Terra alla Luna a Marte
di Patrizia Caraveo
Immagine di copertina: Emanuele Ragnisco
Collana Telescopi
Hoepli