I campioni di asteroide, raccolti e portati sulla Terra, stanno dando il loro frutto svelando indizi sulla formazione del Sistema Solare esterno.

Mentre è ormai noto che un campo magnetico ha modellato i pianeti del Sistema Solare interno, non era chiaro se tale fenomeno avesse influito anche sull’origine dei pianeti gassosi.

Gli scienziati si sono così concentrati nella ricerca di segni di un antico magnetismo sugli asteroidi che si sono formati alla periferia del primo Sistema Solare. Uno di questi è Ryugu. I ricercatori ipotizzano che l’asteroide, prima di stabilirsi in un’orbita tra la Terra e Marte, si sia formato nella nebulosa che 4,6 miliardi di anni fa diede origine al nostro Sole.

Alcuni scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) hanno così analizzato alcuni frammenti prelevati su Ryugu, con la missione Hayabusa 2 della Japanese Aerospace Exploration Agency (Jaxa) e riportati a Terra nel 2020, e li hanno messi a confronto con altri frammenti di meteoriti provenienti dalla stessa regione. I risultati, pubblicati sulla rivista Agu Advances, mostrano la presenza di un debole campo magnetico che potrebbe aver plasmato le zone più remote del Sistema Solare.

«Stiamo dimostrando che c’era una sorta di campo magnetico che era responsabile di portare massa dove si stavano formando il Sole e i pianeti» ha spiegato Benjamin Weiss, professore di Scienze della Terra e dei pianeti al MIT e coautore dello studio. Sulla base delle analisi sui meteoriti trovati sulla Terra, gli scienziati avevano già scoperto che la nebulosa dove si formarono il Sole e i pianeti rocciosi possedesse un campo magnetico generato dall’interazione della nostra stella con il suo disco di gas e polveri. L’intensità di questo campo nebulare era compresa tra 50 e 200 microtesla (il campo magnetico della Terra oggi è di circa 50 microtesla).

«Questo campo nebulare scomparve circa 3-4 milioni di anni dopo la formazione del Sistema Solare – ha detto Elias Mansbach primo autore dello studio – Ma quanto si estendesse e quale ruolo abbia svolto nelle regioni più remote è ancora incerto perché non ci sono stati molti campioni che potevano raccontarci qualcosa sul Sistema Solare esterno». Secondo i modelli, il campo magnetico presente all’estremità del nostro Sistema Solare doveva essere molto debole, non oltre i 15 microtesla. Studiando la forza e la direzione della magnetizzazione dei campioni nella nuova ricerca, gli scienziati hanno rilevato segni chiari di un campo magnetico preservato pari a 5 microtesla «che è coerente con un limite non superiore ai 15 microtesla».

Questa scoperta suggerisce che il Sistema Solare esterno ospitava un campo magnetico molto debole, ma tuttavia abbastanza forte da attirare la materia dalla periferia per formare i corpi planetari esterni, da Giove a Nettuno.

I ricercatori hanno in programma di cercare altre prove del campo nebulare esterno con i campioni di un altro asteroide, Bennu, arrivati sulla Terra nel 2023 con la sonda Osiris-Rex della Nasa. «Bennu assomiglia molto a Ryugu e attendiamo con ansia i primi risultati da quei campioni» ha detto Mansbach.

 

Immagine in evidenza: illustrazione del disco circumstellare che ha dato origine ao Sistema Solare – Crediti: Nasa