Produrre l’ossigeno dalla regolite lunare potrebbe diventare presto una realtà. I laboratori del centro Estec dell’Esa hanno installato un prototipo di impianto per la produzione di ossigeno dalla regolite con l’obiettivo di costruirne uno in grado di operare sul suolo lunare entro la prima metà di questo decennio.
I campioni raccolti dagli astronauti durante le missioni lunari confermano che la regolite è composta per il 40-50 percento da ossigeno che risulta essere l’elemento singolo più abbondante. L’ossigeno in questo caso si presenta sotto forma di ossidi e non è disponibile per l’uso immediato. Ora gli scienziati hanno messo a punto un metodo per estrarlo chiamato elettrolisi del sale fuso, sviluppato dall’azienda britannica Metalysis, che prevede il l’immissione della regolite in un cestino metallico con sale di cloruro di calcio fuso riscaldato a 950 gradi centigradi. A questa temperatura la regolite rimane solida ma facendo passare la corrente elettrica attraverso di essa, si può procedere all’estrazione dell’ossigeno che si è trasferito nel sale di cloruro.
«Grazie a questo metodo, siamo in grado di concentrarci sulla produzione di ossigeno che viene misurata tramite uno spettrometro di massa – commenta Beth Lomax responsabile del progetto – essere in grado di acquisire ossigeno dalle risorse lunari sarà utile per le future colonie umane e ora potremo perfezionare questo sistema in attesa della versione definitiva che potrebbe essere trasportata sulla Luna negli anni a venire».
Il processo di produzione dell’ossigeno inoltre, lascia come residui alcune leghe metalliche che potrebbero essere utilizzate in situ per la produzione di strutture utili ai coloni. «L’Esa e la Nasa vogliono tornare sulla Luna, questa volta per restare – conclude Tommaso Ghidini, capo della divisione strutture e materiali dell’Esa – di conseguenza stiamo testando vari metodi per l’estrazione delle risorse dal suolo lunare. L’industria europea e il mondo accademico stanno lavorando per fornire tecnologie di alto livello per garantire all’uomo un habitat lunare sicuro e soprattutto sostenibile».