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Si nasconde all’interno di un flusso di frammenti definito ‘sciame delle Tauridi’ e ha costituito per lungo tempo un motivo di preoccupazione per gli astronomi: si tratta di una famiglia di asteroidi ritenuta potenzialmente pericolosa, la cui condizione però è stata ridimensionata in seguito a nuove osservazioni. Questi corpi minori sono protagonisti di uno studio appena presentato al 56° convegno annuale dell’American Astronomical Society – Divisione di Scienze Planetarie in corso questa settimana in Idaho. L’indagine è stata coordinata dall’Università del Maryland e si è basata sui dati del telescopio Ztf (Zwicky Transient Facility), con cui sono state osservate ampie porzioni di cielo.

Il gruppo di lavoro ha puntato lo Ztf verso lo sciame delle Tauridi, un flusso meteorico che ‘volteggia’ vicino alla Terra ed è visibile nei mesi di ottobre e novembre. I componenti di questa corrente, secondo gli scienziati, sarebbero frammenti di 2P/Encke, una cometa periodica che completa la sua orbita intorno al Sole in un arco di tempo molto breve: appena 3,3 anni. La regione in cui si muovono tali frammenti ha da tempo suscitato l’interesse degli astronomi in quanto al suo interno si nasconderebbero asteroidi considerati insidiosi per il nostro pianeta, ma l’esistenza di questa minaccia non era stata ancora né confermata, né confutata. Il nuovo studio – affermano gli autori – ha consentito di fare chiarezza.

Il team ha atteso che questi corpi celesti passassero vicino alla Terra e ha approfittato di condizioni particolarmente favorevoli per procedere all’osservazione, rilevando che non sono così pericolosi come si era ipotizzato. Infatti, prima di questo nuovo studio, i ricercatori pensavano che lo sciame delle Tauridi contenesse oggetti celesti piuttosto grandi (anche nell’ordine di chilometri), derivanti da un corpo roccioso che avrebbe avuto un diametro fino a 100 chilometri di estensione.

Dall’indagine, però, è emerso che solo un ristretto gruppo di asteroidi (da un minimo di 9 a un massimo di 14) può raggiungere effettivamente dimensioni extralarge e quindi dev’essere monitorato adeguatamente. Gli autori del saggio non si sono limitati solo all’ambito della difesa planetaria, ma hanno anche preso in esame il passato del Sistema Solare: lo sciame delle Tauridi, infatti, conserva importanti tracce dell’evoluzione planetaria soprattutto per la sua connessione alla cometa 2P/Encke.

La cometa, che deve il nome all’astronomo che ne ha calcolato l’orbita, è particolarmente grande e polverosa per essere di breve periodo; gli scienziati ritengono che 2P/Encke abbia sperimentato un significativo processo di frammentazione nel passato e che potrebbe trovarsi nuovamente in una situazione simile in futuro. Lo studio dello sciame – concludono gli autori della ricerca – può aiutare anche a comprendere i meccanismi di evoluzione e disgregazione di piccoli corpi celesti come comete e asteroidi. Il team intende proseguire l’analisi delle Tauridi, preparandosi al prossimo passaggio ravvicinato per rifinire i risultati.

In alto: la cometa 2P/Encke vista dalla sonda Messnger della Nasa durante il suo avvicinamento a Mercurio il 17 novembre 2023 (Crediti: Nasa/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington/Southwest Research Institute) 

In basso: la cometa 2P/Encke vista dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa mentre percorre la sua orbita ricca di frammenti. Ogni anno, a ottobre, la Terra attraversa la scia della cometa, dando origine allo sciame delle Tauridi. (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Univ. of Minn.) 

La cometa 2p/Encke vista dal telescopio Spitzer della Nasa