Leonard, la cometa più brillante del 2021, si è disintegrata mentre si trovava al perielio, il punto più vicino al Sole. L’oggetto celeste, composto da una massa di polveri, rocce e ghiaccio, era ampio circa un chilometro e formalmente era designata con il codice C/2021 A1 (Leonard). Deve il suo nome a Gregory J. Leonard, l’astronomo statunitense che l’ha individuata – il 3 gennaio 2021 – esaminando delle immagini realizzate dall’Osservatorio di Monte Lemmon in Arizona.
Dopo un viaggio di 40mila anni ed esattamente a un anno dalla scoperta, il 3 gennaio 2022 la cometa ha effettuato il suo passaggio più vicino al Sole, a circa 90 milioni di chilometri dalla nostra stella.
«Gli osservatori, principalmente astronomi dilettanti che scrutano attentamente questi oggetti, hanno iniziato a chiedersi se la cometa stesse iniziando a disintegrarsi – ha riferito il sito web EarthSky – diversi segnali di un comportamento anomalo hanno causato questa allerta. In particolare, la luminosità è diminuita e la testa della cometa appariva sbiadita. Infine, il suo percorso sembrava essere diverso da quanto osservato in precedenza».
La notte tra il 15 e il 16 dicembre scorso Leonard era stata osservata dal coronografo Metis a bordo della sonda Esa Solar Orbiter. Metis è stato realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con l’Inaf e il Cnr, diverse università italiane e istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo. La conferma della disintegrazione della cometa è arrivata il 23 febbraio. In seguito, altri telescopi hanno avvalorato l’evento e hanno catturato la scia finale rilasciata dall’oggetto.
«Le comete, soprattutto quelle con caratteristiche particolari, in qualche modo insistono perché ci fermiamo ad ammirare la loro magnificenza – ha detto Gregory Leonard – apprezzo anche il fatto che esse ci inducano a riflettere sulla natura transitoria di tutte le cose. E naturalmente, le comete sono piene di sorprese, ci ricordano che noi umani non abbiamo il controllo».
Immagine: la cometa Leonard fotografata il 4 dicembre 2021 da Payson, Arizona. Credit: Chris Schur