Ha emesso un energico flare il 12 settembre e ora si attendono gli effetti di questa esplosione di vivacità: si tratta del Sole, le cui manifestazioni sono tenute costantemente sotto controllo da varie sonde, tra cui Sdo (Solar Dynamics Observatory) della Nasa.
Il brillamento rilevato da Sdo, che ha raggiunto il suo picco alle 11:43 (ora italiana) dello scorso giovedì ed è stato generato da una macchia solare, è stato definito di tipo X1.3: la lettera X indica la classe di flare più energici, mentre i numeri sono relativi alla loro forza. Le radiazioni nocive prodotte da questo fenomeno non riescono ad attraversare l’atmosfera al punto da creare problemi alla salute degli esseri umani, ma possono creare delle perturbazioni nello strato di essa in cui viaggiano i segnali di comunicazione e Gps.
Gli effetti di questo ‘capriccio’ solare si potrebbero far sentire nella giornata di oggi: infatti, il centro di previsioni sullo space weather dell’agenzia statunitense Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha emesso un bollettino per avvisare del probabile arrivo di una tempesta geomagnetica di livello G3: questa sigla, nella scala della Noaa che individua 5 classi di intensità, equivale a ‘tempesta forte’. Una perturbazione di questa categoria può arrecare qualche problema alle reti elettriche, all’orientamento dei satelliti e alle comunicazioni radio sia in bassa che in alta frequenza. La diramazione tempestiva di questi bollettini permette a chi gestisce satelliti e infrastrutture elettriche e di comunicazione di mettere in atto una serie di misure preventive volte a mitigare danni e interferenze.
Tuttavia, questa effervescenza del Sole ha anche un lato gradevole che riscuote un grande successo di pubblico: le aurore che si generano dal contrasto tra le particelle cariche provenienti dalla nostra stella e quelle gassose presenti nell’atmosfera della Terra. Secondo il bollettino della Noaa, lo spettacolare fenomeno luminoso potrebbe essere ammirato anche a basse latitudini come avvenuto a maggio 2024; infatti, a seguito di brillamenti connessi a due regioni attive del Sole, nella notte tra il 10 e l’11 maggio le aurore furono ben visibili anche in Italia.
In alto: il brillamento solare visto dalla sonda Sdo della Nasa (Crediti: Nasa/Sdo). L’immagine nelle sue dimensioni originali a questo link.
In basso: il bollettino emesso dalla Noaa (Crediti: Noaa)