Sono comparsi sulla scena per la prima volta nel 1995 e sono caratterizzati da condizioni infernali e da orbite estreme: si tratta degli Hot Jupiter, ovvero i gioviani caldi, che hanno guadagnato nuovamente gli onori della cronaca per un’indagine centrata sulle loro origini.
Lo studio, coordinato dalla Johns Hopkins University e basato sui dati della missione Gaia dell’Esa, verrà presentato alla prossima conferenza dell’American Astronomical Society e poi pubblicato su The Astronomical Journal.
Questi esopianeti, definiti Hot Jupiter perché il primo esemplare scoperto aveva caratteristiche molto simili a quelle di Giove, si trovano ad orbitare intorno alla loro stella ad una distanza circa 20 volte più ravvicinata rispetto a quella che intercorre tra la Terra e il Sole; per questa ragione le loro temperature sono caldissime. Le attuali teorie relative alla formazione planetaria, secondo gli autori dello studio, non giustificano del tutto le peculiarità dei gioviani caldi; soprattutto è ancora molto dibattuta la questione di una loro eventuale migrazione dal luogo in cui sarebbero effettivamente nati.
Infatti, alcuni Hot Jupiter hanno orbite allineate alla rotazione della loro stella (come avviene per i pianeti del Sistema Solare), mentre altri le hanno disallineate. In precedenza, non era stato possibile stabilire a cosa fosse dovuta questa differenza e se essa fosse attribuibile a diverse tipologie di processo di formazione.
Gli autori dello studio hanno utilizzato le informazioni raccolte da Gaia in maniera innovativa per analizzare le età dei sistemi planetari, determinando le velocità delle loro stelle. Quando esse nascono, infatti, si muovono in maniera similare entro la Via Lattea; invecchiando, il loro movimento cambia e partendo da questi dati gli astronomi hanno ipotizzato che gli Hot Jupiter si possano essere formati in diversi modi.
Il fattore critico – secondo gli studiosi – è la durata del processo di formazione: se esso si verifica in tempi rapidi, darà luogo a sistemi allineati; invece, se i tempi si allungano, i sistemi saranno disallineati. Inoltre, è stato notato che, in alcuni sistemi con stelle ospiti poco massicce, le interazioni mareali permettono agli Hot Jupiter di riallineare l’asse di rotazione della loro stella in modo che sia a sua volta allineato con la loro orbita.
Gaia, lanciata nel 2013, è stata ideata per realizzare la più accurata mappa tridimensionale della Via Lattea; la missione vanta una significativa partecipazione dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Inaf-Istituto Nazionale di Astrofisica, che sono coinvolti nel Data Processing and Analysis Consortium (Dpac). Tra pochi giorni, il 13 giugno, Gaia sarà protagonista di un importante evento: in quella data, infatti, sarà reso disponibile il terzo catalogo dei dati ovvero la Data Release 3 (Dr3).
Crediti immagine in alto: Jacob Hamer