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Una wunderkammer costituita da un vasto assortimento di oggetti celesti, tra cui stelle, ammassi, galassie, resti di supernova e nebulose planetarie: così si presenta l’album fotografico di inediti pubblicato dalla Nasa per celebrare il 25° anniversario del lancio di Chandra. L’osservatorio a raggi X, infatti, è stato portato nello spazio dalla missione Sts-93 dello Shuttle Columbia il 23 luglio 1999; all’epoca l’osservatorio è stato il payload più pesante mai trasportato prima da uno Shuttle.

Gli astronauti del Columbia, sotto la guida della comandante Eileen Collins, dispiegarono Chandra nella sua orbita altamente ellittica che lo conduce a 138mila chilometri di distanza dalla Terra nel suo punto più lontano e 9600 in quello più vicino. La missione, che deve il suo nome al fisico statunitense di origine indiana Subrahmanyan Chandrasekhar, fa parte del gruppo dei ‘Grandi Osservatori’ della Nasa. Le 25 nuove immagini includono anche dati di altri telescopi per esaltare alcune caratteristiche dei soggetti che hanno ‘posato’ per Chandra; tra i ‘collaboratori’ figurano Hubble, Webb, il ‘pensionato’ Spitzer e Ixpe, la missione congiunta della Nasa e dell’Agenzia Spaziale Italiana dedicata allo studio dell’universo attraverso la polarizzazione dei raggi X.

I raggi X sono un tipo di luce particolarmente penetrante che svela oggetti molto caldi e processi fisici caratterizzati da un’intensa energia. Numerose regioni dello spazio risplendono fortemente nei raggi X, come i detriti prodotti dalle supernove e il materiale che forma dei vortici intorno ai buchi neri. Stelle, galassie e persino pianeti emanano raggi X che possono essere studiati da Chandra. La storia di questo osservatorio affonda le radici negli anni ‘70: nel 1976 gli astrofisici Riccardo Giacconi e Harvey Tenenbaum proposero alla Nasa quella che sarebbe poi diventata la missione Chandra. Nel 2002, Giacconi, originario di Genova ma poi naturalizzato statunitense, vinse il Premio Nobel per la Fisica ‘per i suoi contributi pionieristici all’astrofisica che hanno portato alla scoperta delle prime sorgenti cosmiche nei raggi X’. In un quarto di secolo Chandra è stato protagonista di oltre 10mila studi scientifici e si è guadagnato circa mezzo milione di citazioni, risultando una delle missioni Nasa più produttive nel campo dell’astrofisica.

Tra le 25 immagini dell’album di ‘compleanno’ di Chandra, spicca il ritratto di Ngc 6872, galassia a spirale situata nella costellazione del Pavone e ampia oltre 522mila anni luce. Le dimensioni di questa entità superano quelle della Via Lattea di oltre 5 volte e, in base a misurazioni effettuate nel 2013, era risultata la più grande galassia a spirale conosciuta sino a quel momento (poi è stata superata dalla galassia Ngc 262). L’album completo è disponibile a questo link.

«Per un quarto di secolo, Chandra ha fatto una scoperta dopo l’altra – ha commentato Pat Slane, direttore del Chandra X-ray Center – Gli astronomi lo hanno utilizzato per indagare su misteri di cui non eravamo nemmeno a conoscenza quando abbiamo costruito il telescopio, tra cui esopianeti ed energia oscura».

In alto: la galassia a spirale Ngc 6872 vista da Chandra (Crediti: raggi X, Nasa/Cxc/Sao; ottico: Nasa/Esa/StScI; processamento: Nasa/Cxc/Sao/J. Schmidt, L. Frattare e  J. Major) 

In basso: le 25 immagini inedite (Crediti: Nasa/Sao/Cxc)