Gaia ha rischiato grosso. Il satellite artificiale dedicato all’astrometria, che dal 2013 sta generando la più grande e precisa mappa tridimensionale della nostra galassia, è stato vittima di due tra i più noti pericoli legati alla lunga permanenza nello Spazio.
Nei mesi passati è stato colpito ripetutamente da micrometeoroidi (polvere spaziale che viaggia ad altissima velocità) e dalla più imponente tempesta solare degli ultimi due decenni, subendo conseguenze che hanno messo a serio rischio la sua normale funzionalità.
Il satellite è stato progettato per resistere agli impatti con la polvere spaziale e infatti in questi anni ha subìto numerose microcollisioni, senza conseguenze. Nell’aprile scorso però, uno di questi granelli l’ha colpito con una velocità e un’angolazione tali da danneggiare la copertura protettiva. Un problema apparentemente di poco conto, eppure attraverso questa minuscola foratura riesce a passare un miliardesimo della luce solare direttamente percepita dalla Terra, una quantità già sufficiente per disturbare i rilevatori ad altissima sensibilità.
Come se non bastasse, il mese seguente si è presentato un nuovo problema. L’elettronica che controlla uno dei 106 sensori digitali Ccd, usati per comporre le incredibili immagini da un miliardo di pixel che caratterizzano questo gioiello tecnologico, ha smesso di funzionare correttamente. Di conseguenza, Gaia ha iniziato a produrre migliaia di falsi rilevamenti.
Le cause del malfunzionamento non sono ancora totalmente accertate, ma il fatto che sia comparso proprio mentre il satellite attraversava l’eccezionale tempesta solare che ci ha donato aurore boreali anche a basse latitudini, fa sospettare fortemente a un danno da eccessiva radiazione solare.
Grazie a mesi di sforzo congiunto del team Gaia, che comprende Esoc, Estec e Esac, insieme alla Airbus Defence and Space che ha costruito il satellite, i problemi alla fine sono stati risolti.
Riparare materialmente i danni era impensabile, Gaia ruota intorno al punto di Lagrange L2, a un milione e mezzo di chilometri, per cui si è intervenuti via software rivalutando le calibrazioni, la parte astrometrica e metrologica.
Gaia in questi anni non si è occupato solo di stelle, ma anche di asteroidi, esopianeti , buchi neri intermedi, ammassi stellari e fenomeni astronomici come le ‘lenti gravitazionali’ e le ‘croci di Einstein’. La sua attività di raccolta e analisi dei dati si avvale del contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi Space Science Data Center) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Immagine di copertina: ricostruzione artistica del satellite Gaia in orbita
Crediti: Esa–D. Ducros