Circa un terzo dei pianeti della nostra galassia potrebbero trovarsi nella cosiddetta zona abitabile, dove le condizioni esistenti in superficie possono essere favorevoli per lo sviluppo di forme di vita. Lo afferma uno studio dell’Università della Florida realizzato grazie ai dati delle sonde Gaia dell’Esa, che misura la distanza di miliardi di stelle nella nostra galassia, e Kepler, il cacciatore di esomondi della Nasa. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Gli autori della ricerca hanno misurato le orbite eccentriche di 150 pianeti, che ruotano attorno a stelle nane di classe M. Se un pianeta orbita abbastanza vicino al suo astro, più o meno alla distanza Sole-Mercurio, può verificarsi il fenomeno del riscaldamento mareale, che nel corso del tempo fa evaporare l’acqua presente in superficie. Grazie ai dati raccolti dalle due sonde, gli astronomi hanno calcolato con precisione quanto tempo impiegano i pianeti a compiere un giro intorno agli astri.

Nel dettaglio, gli scienziati hanno scoperto che le stelle con due o più pianeti hanno le maggiori probabilità di avere orbite circolari, che permettono loro di trattenere acqua liquida. Al contrario i sistemi con singoli pianeti hanno maggiori probabilità di subire gli effetti del riscaldamento mareale, che ‘sterilizza’ la loro superficie.

La missione Gaia ha lo scopo di ottenere una mappa tridimensionale della nostra galassia, rivelandone la composizione, la formazione e l’evoluzione. Il contributo italiano al consorzio di istituti di ricerca europei, il Data Processing and Analysis Consortium, è notevole e i dati raccolti nei tre cataloghi finora pubblicati hanno trasformato radicalmente il modo in cui viene condotta la ricerca nel campo dell’astronomia stellare e galattica.

Crediti foto: Nasa